Il sole non riusciva a passare attraverso il fogliame fitto fitto dei boschi del
“Paese delle ombre”. Il clima era freddo e umido, gli abitanti uscivano dalle loro case
ben coperti per non prendere qualche malanno. Quando pioveva, i sentieri si coprivano di fango,
facendo sprofondare le scarpe dei passanti. Ma la cosa che più temevano era il buio.
Al calar della sera si rinchiudevano in casa sbarrando porte e finestre. Il bosco diventava
regno di gufi, civette e grossi pipistrelli, che volando di qua e di là a caccia di insetti, creavano ombre paurose con le loro ali. I bambini si stringevano ai loro genitori, spaventati dagli ululati dei lupi, che a volte si avventuravano nei pressi delle abitazioni, cercando del cibo.
La leggenda racconta che tutti quelli che si inoltravano nel bosco di sera non tornavano più indietro,
si perdevano nel buio e venivano sbranati dai lupi.
Durante le poche ore di luce gli abitanti del Paese delle ombre si lamentavano, pregavano, brontolavano e maledivano il buio. Un giorno quelle voci, riuscirono ad attraversare il fitto fogliame e giunsero fino al cielo; ci fu una rapida riunione ai vertici, che decise all’unanimità qualcosa di straordinario: avrebbero illuminato il Paese delle ombre con gli arcobaleni ma… non dal cielo.
Ed ecco, come per magia, scendere dall’alto lunghissime strisce vivacemente colorate, giù giù, fino a toccare il terreno, serpeggiando attraverso i boschi e i sentieri bui, illuminando e colorando il tetro
Panorama. Gli abitanti uscirono dalle loro case, prima impauriti, poi meravigliati, infine felici, si riversarono su quei sentieri luminosi, correndo, cantando, ringraziando il Cielo per quel dono meraviglioso. Il nome di quel luogo desolato non fu più “Il Paese delle ombre” ma:
“LA TERRA DEGLI ARCOBALENI”