Nubi all’orizzonte correvano basse sul terreno spoglia.

Una lama di luce fredda illuminava i pochi alberi nudi, creando nitide ombre sulla strada in terra battuta. Vento, vento che faceva rotolare cespugli spinosi e sferzava il volto dell’uomo che viaggiava sollevando nuvole di polvere leggera.

Il motore rombava forte nel silenzio irreale, gli occhi fissi sullo sterrato che le gomme mordevano instancabilmente, i pensieri persi lontano, in ricordi troppo vecchi e in sogni ancora da esplorare.

La visione di due persone lo strappò a quella specie di trance: dietro una curva un vecchio e un uomo di mezza età sembravano parlare seduti vicino ad una sorgente da cui sgorgava un piccolo ruscello.

Stupito, incuriosito, ma anche con la gola riarsa per il sole e la polvere, S. rallentò fino a fermarsi sul bordo della strada e scese lentamente verso i due.

Solo quando fu a pochi passi da loro il più giovane sembrò notarlo: si alzò, si avvicinò all’acqua e si apprestò a bere, ma ebbe un’esitazione. Si voltò verso il vecchio con uno sguardo interrogativo e rimase così finché questi non fece un cenno con la testa. Soltanto allora tirò un profondo respiro e immerse completamente il capo.

S. guardò il vecchio e vide sul suo volto i segni del tempo, del vento e del sole: gli occhi erano socchiusi, le mani magre, la pelle bruciata e percorsa da infinite rughe.

«Salve», disse, e subito dopo si domandò se l’altro poteva capirlo.

Ma gli occhi del vecchio si strinsero ancora di più, come per mettere a fuoco la sua figura, e la bocca si increspò in un sorriso:

«Salute, straniero.»

L’uomo accennò al ruscello:

«Posso bere anch’io?»

«Certo, tutti possono bere.»

Allora raggiunse una pozza e vi affondò la testa dentro. Senti l’acqua gelata riportarlo alla realtà e togliergli l’intorpidimento di dosso. Bevve a lungo, con avidità, poi finalmente si rialzò rinfrancato. Solo allora si rese conto che l’uomo più giovane era ancora lì, nella stessa posizione, e guardava davanti a sé, inebetito. Provò a scuoterlo, senza risultato.

Prima che il viaggiatore potesse parlare, il vecchio gli giunse accanto.

«Cercava l’immortalità», spiegò con semplicità.

«Nel ruscello?»

«Si, questa è la fonte della vita»

S. si alzò in piedi di scatto e si mise di fronte al vecchio.

«Potevi anche dirmelo! E comunque a me è sembrata soltanto acqua!»

«Tu desideravi fermare per sempre il tempo?»

S. lo guardò. Davanti ai suoi occhi passarono immagini di paesi lontani, di donne dalla pelle profumata, di viaggi, tramonti, strade che terminavano in riva al mare, sogni da inseguire all’orizzonte…

«No… » rispose, «non voglio essere immortale»

Il vecchio aprì la bocca in un sorriso sdentato, senza parlare, e il viaggiatore capì.

Lentamente si voltò verso la sua moto, ma prima di andarsene tornò verso il giovane seduto in riva al ruscello, si chinò su di lui e lo guardò negli occhi chiari. Vide profondità sconfinate, cieli infiniti, mari profondi. Vide uno specchio, la morte e la vita nello stesso momento..

Si rialzò e si diresse verso la strada senza più voltarsi indietro. Diede alcuni colpi alla pedivella e quando il motore cominciò a girare con regolarità salì sulla moto, mise la prima e cominciò ad avviarsi, pensando ai suoi orizzonti lontani e allo sguardo di quell’uomo che ormai era rivolto soltanto all’interno di se stesso.

Chi aveva fatto la scelta giusta?