Non ho mai creduto alle favole, anche se le leggevo con avidità, nella mia infanzia.
E la mia fervida fantasia vi costruiva intorno un mondo magico e immaginario che mi raffiguravo nella mente secondo i miei desideri.
Quel mondo che, lo sapevo bene, avrei potuto ritrovare in qualsiasi momento, da allora in poi, semplicemente calandomi nella lettura di quel libro e lasciando che la mente prendesse il volo.
Da bambina, ero affascinata dalla storia di Aladino e la lampada magica; ricordo che, ospite a casa di cugini – avrò avuto 8 o 9 anni – preferivo trascorrere ore intere sul divano a leggere quei grandi libri di favole de “Le mille e una notte”, edizione per l’infanzia, piuttosto che scendere in cortile a giocare o guardare la TV dei ragazzi, in televisione, programma imperdibile per i bambini dell’epoca.
Il momento più atteso, allora, era quando Aladino, strofinando la lampada, ne faceva uscire il genio in una nuvola di fumo ed egli poteva dunque esprimere fino a tre desideri da realizzare.
Ecco.
Oggi, ora, in questo preciso istante di questa mia giornata cominciata in sordina con un vago sorriso di speranza e buone intenzioni, per me e per gli altri, dopo lunghe trattative con me stessa per convincermi che, in fondo, non tutto il male vien per nuocere e che sempre, sempre!, esiste da qualche parte quella ‘cosa’ che ti risolleverà dalle tue cadute e dai tuoi fantasmi interiori, oggi, ecco, il fulmine a ciel (quasi) sereno, quelle parole inaspettate, quella lama di coltello, quel dubbio che subito ti percorre subdolo e che vuoi sperare non sia verdetto, perché vuoi, devi credere che non lo sia!
E allora ripenso alla magica lampada e al suo genio nascosto all’interno da tempi immemorabili, pronto ad esaudire i tre desideri di un Aladino bellissimo, nella mia fantasia di bambina.
Oggi, ora, in questo preciso istante e per i giorni a venire, io, di desideri, ne ho davvero uno soltanto.
Solo uno.
Ti prego, piccolo grande genio della lampada magica tanto amato nella mia infanzia, ti prego: fa che non sia.