Ieri ho aggiunto un altro anno a questa mia vita, e oggi, un po’ malinconica e in vena di memorie, ho tolto dall’armadio la scatola con le vecchie fotografie, quelle antiche e quelle meno datate, le prime ancora in bianconero, le altre stampate a colori su carta patinata, come oggi non si usa fare quasi più, se non in occasione di particolari eventi personali o familiari.
Perché anche se le salviamo nella memoria del PC o del telefonino, le nostre immagini, non sarà mai e poi mai come tenere quelle foto tra le mani, non sarà mai quella sensazione provata nel toccarle, guardarle, accarezzarle, con gli occhi e con il cuore. Allora come ora.
Stamattina, dunque, ho ripreso il mio amarcord interrotto molto tempo fa e rovistando nella scatola dei ricordi mi è tornata a visitare anche questa vecchia foto, sarà di circa 20 anni fa (e pure molti chili fa…), l’avevo dimenticata tra le mille altre, “giovane” moglie e madre, e insegnante, e sorella, e figlia.
E donna.
Soprattutto.
Un lieve sottilissimo filo invisibile mi ha ricondotto con la memoria all’epoca, ricordo bene…
A cosa servono i compleanni?
Ecco, anche a questo.
A guardarsi indietro con un sorriso, possibilmente. Quello stesso sorriso di comprensione e accettazione che dovrebbe essere nostro ogni qualvolta si ripercorra a ritroso con la memoria, casualmente o intenzionalmente, il cammino intrapreso e che tuttora prosegue, con altri anni sulle spalle, altre consapevolezze, altra maturità.
E a non cedere, se ci si riesce, a tristezze e malinconie, ma a cercare di rivivere mentalmente quelle nostre epoche lontane con la gratitudine di esserci stati e anche di essere ancora qui, ora.
È un turbinio di ricordi, adesso, la mia mente, e questa eccessiva sensibilità che da sempre mi accompagna e mi vive dentro, fa il resto…
Ma va bene.
Va bene, sai.
Va bene così.
Perché, dopotutto, non cambierò.
Mai.
E accarezzo, allora, quella Gabri lontana, ma vicinissima, in fondo, a quella Me che ancora e sempre mi dimora dentro.
Ieri.
Oggi.

Spero anche domani.

CARPE DIEM