Pomeriggio d’inverno.
Un vento gelido spazza via le nubi lasciando il cielo azzurro quale unico testimone di un pallido sole che inesorabilmente già si appresta a scomparire dietro i monti.
Sono alti, i nostri monti.
Sono imponenti, sono bui, in questa fredda stagione, immobili depositari di esistenze, di storie, di verità spesso taciute, sommerse da fogliame antico e sempre nuovo.
E lento scorre, invece, il fiume nel suo alveo, qua e là ricoperto da candide coltri di ghiaccio, mentre i rami spogli dei grandi alberi disseminati lungo il suo percorso protendono verso la superficie dell’acqua gelida, come braccia avvizzite e contorte consapevolmente rassegnate all’immagine che dallo specchio liquido ne scaturisce.
Inverno.
Silenzioso custode di dormienti vite in divenire.
Muto compagno di tanti miei passi, cautamente spesi lungo sentieri induriti dal gelo. Brivido cristallino foriero di improvvisi pensieri, solidificati.
Inverno.
Abbracciami.

Primavera verrà.
Ancora.

[foto: Bressanone, fiume Isarco]