Il gatto dietro la porta
inutilmente tenta d’entrare
spingendo con la zampa il battente
che però non s’apre.

Gratta e miagola
a palesare la sua presenza,
o meglio ancora la sua assenza,
che lo scrittore avrebbe dovuto già da un po’ rilevare
dalla calma inusuale della casa
e dal silenzio degli oggetti
stabili al loro posto.

Nessun vaso, per dispetto frantumato.
Nessuna lampada, nell’enfasi del gioco, gettata a terra.
Nessuna morbida zampina ad interporsi
fra le sue dita e la tastiera
a tracciare sul foglio bianco
una sequenza incoerente di lettere
indecifrabili agli occhi
ma chiarissime al cuore.

Il gatto dietro la porta
s’interroga sull’oltraggiosa indifferenza dello scrittore,
cieco sulla sua assenza
e sordo ai suoi incessanti miagolii,
cosicché è impellente per lui capire i motivi di quel distacco
e in base a quelli decidere se rimanere o andarsene via,
che farsi mettere da parte non è nel suo carattere.

Se non può accedere dall’uscio entrerà dalla finestra.
Con un balzo raggiunge il davanzale
e quieto vi si accovaccia
invisibile tra i vasi di gerani e di basilico
in attesa che lo scrittore sgombri la postazione
e su quel suo stesso foglio, fittamente infarcito di parole,
quelle si senza senso,
scriverà il suo messaggio d’addio
coinciso e chiaro,
inequivocabile,
lasciando la sua impronta
come è nello stile di un gatto.

E quando lo scrittore s’alza e s’avvia alla cucina,
con un balzo salta sulla scrivania per metter nero su bianco
in prosa e in poesia
le ragioni della sua delusione.

E il gatto di un letterato sa bene quali termini usare!

Ma lo scrittore su quel foglio ha scritto solo un rigo:
ho sperimentato che è il gatto la fonte delle mie ispirazioni, e in sua assenza questa pagina bianca lo attesta.

Molto più di una dichiarazione d’amore, quello dello scrittore
è un atto di fede indissolubile che lega i loro destini.

Soddisfatto di quell’attestazione che ristabilisce una verità fondamentale
che colloca le cose al posto giusto,
il gatto si concede all’attesa,
e tornato dietro la porta riprende a miagolare dal punto in cui s’era interrotto.