Quarta parte

Lo spiava quando parlava con il commesso e poi, non essendo una che si perdeva d’animo facilmente, decise di prendere in mano lei la situazione.
Quando scopriva che doveva arrivare un carico di reti mandava via il commesso con qualche scusa e così si ritrovava sola con Vittorio.
Sfoderava tutto il suo fascino e lui si comportava come uno scolaret-to ma poi, finalmente, riacquistò la sua sicurezza e l’amore trionfò.
Si incontravano di nascosto nel bosco vicino al paese e lui la portava sulla canna della bicicletta su quelle stradine che, costeggiando il fiume, portavano a una chiesetta e a poche case isolate.
Furono felici in quel periodo che nessuno sapeva di loro; ma il segreto durò poco e gli altri cominciarono a interferire
Le Signore Rosita e Leonilda avrebbero voluto che Franca facesse un buon matrimonio, magari con uno dei corteggiatori piuttosto ricchi che appartenevano alla loro cerchia di amicizia.
Le altre ragazze che lavoravano in quella casa, proiettavano i loro sogni per una vita migliore in Franca e, con il loro senso pratico, ca-pivano che non sarebbe stato Vittorio il Principe Azzurro.
Le rispettive famiglie non si interessavano molto a loro.
L’unico che voleva la felicità di Franca era l’Avvocato Antonio: era lei che doveva scegliere cosa fare della sua vita e lui l’avrebbe aiuta-ta come poteva. Comunque la pensassero gli altri, i due innamorati decisero di sposarsi. Il matrimonio fu celebrato in una delle più belle Chiese di Chiavari e riuscirono anche a permettersi un meraviglioso viaggio di nozze sul Lago Maggiore.
Cominciarono bene la vita matrimoniale: l’Avvocato era stato di pa-rola e cedette a Franca la casa dove lei aveva accudito sua mamma per tanti anni, Vittorio aveva il suo lavoro e Franca, appena poteva, andava a dare una mano a Villa Rosita.
Franca cominciò a familiarizzare con i vari cognati: Vittorio aveva una famiglia numerosa.
Solamente la suocera, donna molto rigida forse per la fatica che ave-va fatto per far crescere tutti quei figli o per carattere, non era molto ben disposta verso di lei.
Le occasioni di incontrarsi non erano molte, le loro case molto lonta-ne e quindi ognuno di loro aveva la propria vita.
Ma quello che voleva di più Franca era di avere dei bambini, quel suo desiderio di famiglia era sempre più insistente e profondo anche perché la Signora Rosita aveva avuto due bei maschietti e lei glieli affidava volentieri.
Finalmente Franca cominciò a sentire degli strani malesseri, i suoi occhi divennero ancor più luminosi, il sorriso più radioso: era incin-ta.
In Aprile nacque una bella bambina, con l’aiuto di un’ostetrica, nel lettone di casa Nicolini accolta come una principessa, tra la gioia di tutti.
Crebbe davvero come una principessa: oltre all’amore dei genitori ri-ceveva i doni più incredibili dalla famiglia Albertoni che oltre ai due figli maschi avrebbero voluto una femmina.
Marisa, così si chiamava, aveva vestiti eleganti, bambole di ogni tipo e persino un’automobile a pedali che nessuno in quel paese aveva mai visto.
Lei era generosa e divideva questi doni con i vari amici e cuginetti che frequentavano la casa e il giardino sotto lo sguardo amorevole di Franca, che li rimpinzava di torte e biscotti.
Purtroppo la vita riserva sempre delle sorprese quando vorresti essere sereno e non cambiare nulla.
Si cominciò a parlare di guerra, gli uomini erano richiamati alle armi, l’Italia si era alleata con un folle tedesco che voleva conquistare il mondo.
La popolazione si divise in due: chi era contrario veniva ucciso o mandato in esilio.
Tutti capirono che il momento era grave e niente sarebbe stato più come prima: era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale!
Gli uomini erano richiamati alle armi, qualcuno fuggiva sulle monta-gne diventando partigiano e cercando di difendere il proprio paese dall’invasione straniera e dagli stessi Italiani.
L’Italia fu invasa da Tedeschi, una guerra dentro la guerra, amici contro amici parenti contro parenti e su tutti l’esercito germanico ar-mato fino ai denti che si era ritrovato come alleato quello italiano che disprezzava profondamente.
Cominciarono i bombardamenti per distruggere i punti strategici e interrompere strade e ferrovie.
Le persone si rifugiavano in gallerie costruite nei vari quartieri e, cessati gli allarmi, uscivano senza sapere se avrebbero trovato ancora la loro casa.
Vittorio ebbe la fortuna di non dover partire per il fronte perché il suo lavoro in ferrovia era stato considerato indispensabile dalle auto-rità e così poté tenere unita la famiglia.
Portò tutti quelli che era riuscito a sistemare in uno sperduto paesino di poche case dove trovarono alloggio, qualcosa da mangiare e un po’ di sicurezza.
Lui all’alba, attraverso i sentieri nascosti, raggiungeva Sestri e la Stazione dove arrivavano armi, equipaggiamenti e soldati.
Alla sera ritornava a casa, dove ognuno viveva con le sue paure e i suoi dispiaceri.
Ma nel bel mezzo della guerra successe una di quelle cose che ti fan-no credere nel futuro: Franca diede alla luce Nino, diminutivo di An-tonio, l’Avvocato che anche da lontano continuava ad aiutarli.
E di notte, oltre ai motori degli aerei che sorvolavano quelle zone, si sentivano anche le urla di quel neonato che aveva scelto un bel mo-mento per nascere.
Bisognava trovare più cibo per la mamma che doveva allattare il suo bambino e questo rese più generosi i contadini che riuscivano ad ave-re prodotti degli orti e animali da cortile.
Spesso quella piccola comunità riceveva le visite dei partigiani in cerca di cibo e di tedeschi che terrorizzavano tutti per il loro aspetto, quel linguaggio così duro.
Anche loro odiavano quella guerra, ma avevano nostalgia della loro famiglia e della loro terra.
Trascorsero tre anni tra bombe, fame, paura.
Franca cercò di far crescere i bambini nel modo migliore che poteva, nascondendo le sue paure, il terrore che un giorno Vittorio non tor-nasse a casa, respingendo i partigiani ubriachi che volevano approfit-tare di lei, attratti dalla sua bellezza.
Sapeva che sua madre era con suo fratello maggiore, in una zona tranquilla, nel profondo Sud, mentre Beppino, il secondo stava com-battendo a fianco degli americani che finalmente erano sbarcati in Europa per porre fine a quella follia di guerra.
Il 25 aprile 1945 arrivarono a Sestri Levante; i Tedeschi erano fuggi-ti, i fascisti si trasformarono in partigiani, i partigiani divennero eroi.
Liberi tutti: poterono tornare alle loro case a ricostruire le loro vite.
.Purtroppo Beppino non si salvò e fu fucilato proprio quando tutto sembrava finito.
Giorno per giorno la vita ritornò alla normalità, le persone ritornaro-no nelle loro case, al loro lavoro, le scuole riaprirono.
C’erano da ricostruire gli edifici e le strade bombardate, i soldati tor-narono dal fronte ma di molti non si seppe più nulla.
I partigiani scesero dai monti, i fascisti si spogliarono delle divise, dell’arroganza che quella terribile guerra aveva dato loro insieme a deliri di potenza.
Ognuno viveva il dopoguerra come meglio poteva ma con la gioia nel cuore e una gran voglia di andare avanti.
Franca e Vittorio festeggiarono come piaceva a loro e fu così che nel lettone di casa Nicolini nacque Marilda.

continua…..