Prima parte

Bonassola , nei primi del ‘900, era un piccolo borgo adagiato sul mare e racchiuso da un arco di colline che lo proteggeva e lo isolava dal resto del mondo.
Erano pochi anni che gli abitanti potevano raggiungere i paesi limitrofi con
un mezzo diverso dalle barche o da lunghe camminate tra i boschi.
Infatti un treno, sfidando lunghe gallerie, raggiungeva Levanto a levante e Framura a ponente.
Questo aveva cambiato la vita di quella gente, in genere contadina, che poteva così andare a vendere i prodotti della loro terra con più facilità.
Si trattava di olio e vino perché quelle colline erano coltivate a uliveti e vigneti, c’erano anche tanti orti ma per usi personali.
Chi non aveva terra , di solito si imbarcava sulle navi che partendo dal porto di Spezia andavano in paesi lontani.
Erano velieri e raramente comparivano le prime navi a vapore che attraversavano l’oceano per portare gli emigranti in America, in cerca di fortuna.
Gli abitanti di Bonassola preferivano rimanere ancorati alle loro radici e lasciavano la loro terra su velieri che trasportavano soprattutto il famoso marmo rosso di Levanto, apprezzato nelle costruzioni di cattedrali, palazzi nobiliari, per il suo caratteristico colore.
Erano lunghi viaggi ma poi, questi marinai, ritornavano alle loro case, ai loro orti, ai loro affetti.
Erano giovani uomini che amavano il mare nonostante la vita di bordo su questi piccoli velieri fosse dura e pericolosa.
Tra questi ragazzi c’era un certo Giovanni Ardoino che fa parte della storia che vogliamo raccontarvi.
I suoi antenati erano probabilmente quei Signori che avevano costruito la Torre che sovrastava il borgo, sulla collina di San Giorgio, per avvistare i Saraceni che arrivavano dal mare per saccheggiare i poveri abitanti di quei
borgo era tranquilla.
Giovanni era un bel ragazzo, gran lavoratore e sapeva destreggiarsi bene con le vele e con il resto dell’equipaggio.
Così il Capitano del veliero sul quale era imbarcato, gli diede la carica di nostromo e se lo portava in tutti i viaggi come suo uomo di fiducia.
Quando il giovane tornava al paese si dedicava alla costruzione di una casa proprio davanti alla bella spiaggia del borgo perché era lì che voleva andare ad abitare con la sua fidanzata .
Lei si chiamava Nina, era bionda , con gli occhi chiari , un viso dolce e un sorriso che trasmetteva il buonumore.
Non vedeva l’ora di sposarsi con il suo Giovanni e stava in pena quando era lontano sul mare.
Pregava per lui la Madonna del Soccorso che proteggeva i marinai ed era posta su un altare nella chiesa da Santa Caterina.
Fu in quella Chiesa che si sposarono, circondati dai tanti parenti e amici , praticamente tutto il paese.
Il mondo di Nina era piccolo piccolo, poteva vederlo tutto dalle finestre della bella casa che Giovanni le aveva costruito: sul retro le colline con la Torre e l’orologio, di fianco la Chiesa dove si era sposata, dall’altro lato l’unico albergo dove cominciavano a venire i primi viaggiatori inglesi alla ricerca della luce e del mare.
Le finestre più belle, sul davanti della casa, erano quelle che lei amava meno perché laggiù all’orizzonte, vedeva sparire le vele delle barche che portavano Giovanni lontano da lei che rimaneva sola ad aspettarlo.
Ma la sua solitudine durò poco perché arrivò il primo bambino ,.dopo il primo arrivò il secondo e poi il terzo e non c’era più tempo per le malinconie .
Giovanni, quando non era imbarcato, si dedicava ai figli insegnando loro ad andare a pescare nel fiume, in mare sugli scogli dietro la Chiesa o dal piccolo gozzo che teneva tirato in secco davanti a casa.
Li portava negli orti degli zii a raccogliere limoni e arance che con i loro colori illuminavano il verde delle colline.
Nina era felice e orgogliosa dei suoi quattro uomini ma le sarebbe piaciuto tanto avere una bambina.
Finalmente arrivò e la gioia fu così tanta che per dimostrarla le regalarono cinque nomi: Caterina, Francesca, Brigida, Anna e Maria.

– 2 –

I suoi fratelli, per semplificare, la chiamavano Franca e questo fu il nome che le restò.
Era scura come il papà e aveva due occhioni profondi , spalancati sul mondo che la circondava .
Fin da piccola il suo sguardo trasmetteva una grinta e una forza di carattere non indifferente.
I fratelli la coccolavano ma se facevano qualcosa che la contrariava, sapeva come difendersi.
Ora la famiglia era al completo: i ragazzi frequentavano la scuola di Levanto e Nina dava una mano nella cucina dell’albergo .
Portava la piccola Franca con sé e lei si divertiva a pasticciare con la farina, il riso scimmiottando la mamma che sfornava torte di riso che non mancavano mai sulle tavole dei Bonassolesi.
Giovanni faceva viaggi sempre più lunghi perché non voleva far mancare niente ai suoi ma la nostalgia di casa era sempre più forte.

continua…..