La notte ai margini del deserto era buia e silenziosa.

Infinite stelle brillavano nel cielo terso d’Israele, ma quella che li aveva guidati durante il loro viaggio verso ovest sembrava sparita, e i tre uomini seduti presso il fuoco, poco discosti dai loro accampamenti, si interrogavano sulla strada da seguire. Le sentinelle sorvegliavano i perimetri e i recinti dove i dromedari ruminavano il loro pasto e i cavalli si muovevano nervosi, e ogni tanto si sentiva il loro richiamo echeggiare nel buio:
«Oheeee!»
«Yooooo!»
Tutti sembravano presagire la fine di quel lungo viaggio, e l’emozione lasciava il posto a un qualcosa d’indefinibile che imprigionava gli animi in una strana tristezza.

«Pensi alla tua casa, Melkon?»
Il persiano rialzò la testa.
«Sono nove mesi che viaggiamo, Balthasar, come vuoi che non abbia nostalgia?»
«Ormai siamo arrivati, fatti coraggio».
«E poi avremo altri nove mesi per fare ritorno…» proseguì l’altro.
«Ma pensa a quale meraviglioso evento potremo assistere!» intervenne il terzo, Gaspar, l’arabo, «noi siamo coloro di cui parlano i sacri testi!»
«Sì, ma intanto la luce che ci guidava si è spenta!»
«Si riaccenderà, vedrai. Sta scritto: Quando tutti furono giunti nella città di Gerusalemme l’astro che li precedeva celò momentaneamente la sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di cavalieri si dissero l’un l’altro: – E adesso che facciamo? In quale direzione dobbiamo camminare? Noi lo ignoriamo, perché una stella ci ha preceduti fino ad oggi, ma ecco che è scomparsa e ci ha lasciati nelle difficoltà. »
Melkon si alzò, raccolse un ramoscello e lo gettò tra le fiamme. Subito questo prese fuoco e brucio in un una rapida fiammata.
«Vedi? Questo siamo noi, questa è la nostra vita: un attimo di luce e poi il buio eterno!»
Tirò fuori dalla sacca che portava sempre con sé una pergamena, la srotolò e cominciò a leggere.
« (…)come dapprima Adamo aveva voluto diventare un dio, Dio stabilì di diventare uomo, per l’abbondanza del suo amore ed in segno di misericordia verso il genere umano. Egli fece promessa al nostro primo padre che, tramite suo, avrebbe scritto e sigillato di propria mano una pergamena, a caratteri d’oro, con queste parole: – Nell’anno 6000, il sesto giorno della settimana, io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell’uomo, che ti ristabilirà di nuovo nella sua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne resa immortale, potrai discernere il bene dal male. »
« -Nessun altro popolo lo conosce, né per sentito dire, né per conoscenza diretta. Solo il nostro popolo ne possiede la testimonianza scritta. Quando Adamo dovette lasciare il paradiso e Caino ebbe ucciso Abele, il Signore Dio diede ad Adamo, come figlio della consolazione, Seth, e con lui questo documento scritto, chiuso e sigillato dalle mani di Dio».
«Il carteggio segreto di Seth…» osservò il persiano, riponendolo.
«Quello che Erode avrebbe voluto rubarti se non ci fosse stata quella scossa della terra!»
Gaspar rise fragorosamente.
«Non è stato il terremoto a spaventarlo, ma il scintillio del sole sulle lance dei nostri dodicimila uomini!»
«E’ solo un pecoraio, il re di una banda di pastori!»
Melkon scosse la testa.
«Non è pericoloso per noi, certo, ma potrebbe esserlo per chi è indifeso. Fratelli, non sottovalutatelo!»
«Non lo faremo…» il mago si interruppe. «Guardate! La stella è riapparsa in cielo! E’ un segno, partiamo subito!»
«E’ ancora notte, gli uomini sono stanchi», obiettò Balthasar.
«La stella ci ha ordinato di fermarci, e l’abbiamo fatto. Adesso ci ordina di ripartire. Dobbiamo farlo».

L’apparizione della cometa non era passata inosservata agli uomini dell’esercito, che adesso scrutavano il cielo. Forse perché veniva ad illuminare la notte, o forse perché temevano di averla persa per sempre, ora la sua luce sembrava molto più luminosa. I preparativi per la partenza furono sbrigati in fretta, e nel profondo della notte la lunga fila di cavalieri si rimise in marcia.

Giunti infine alle prime luci dell’alba, la stella sembrò fermarsi sopra una roccia, ai cui piedi si apriva una caverna debolmente illuminata. L’avanguardia si arrestò e i tre magi si fecero avanti.
Nell’antro trovarono una famigliola con un bambino appena nato, che si stringeva per cercare di vincere i rigori del freddo. I tre si guardarono.
«Possibile che sia lui?» sussurrò Melkon.
«Deve esserlo, i presagi sono chiari», confermo Gaspar.
Il terzo, Balthasar l’indiano, annuì con la testa. Il rumore dell’esercito fuori dalla caverna giungeva anche all’interno, sicché i genitori del piccolo guardavano spauriti i visitatori.
Melkon prese ancora la pergamena e lesse:
« Quando l’angelo aveva portato la buona novella a Maria era il 15 di Nisān, cioè il 6 aprile, un mercoledì, alla terza ora. Subito un angelo del signore si recò nel paese dei persiani, per avvertire i re Magi che andassero ad adorare il neonato. E costoro, guidati da una stella per nove mesi, giunsero a destinazione nel momento in cui la vergine diveniva madre. In quel momento il regno dei persiani dominava per la sua potenza e le sue conquiste su tutti i re che esistevano nei paesi d’oriente, e quelli che erano i re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre. »
Detto questo, il re dei persiani pose ai piedi degli estereffatti genitori i doni che aveva portato dal suo lontano paese: mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino e i libri scritti e sigillati dalle mani di Dio. Il re degli indi, Balthasar, aveva come doni in onore del bambino del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell’incenso e altri profumi. Il terzo re, il re degli arabi, Gaspar, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran valore e perle fini.
Infine Melkon prese il libro del testamento e lo consegnò in dono al bambino.
«Ecco lo scritto, in forma di lettera», disse, «che tu hai lasciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi, e leggi il documento autentico che tu stesso hai scritto».

Si rialzò e si fece indietro, insieme ai fratelli. Nessuno aveva il coraggio di rompere il silenzio che era calato sulla grotta.
«Bene», disse infine Melkon, «ora tutto è compiuto».

I magi ritornarono presso i cavalieri che li attendevano fuori per dare le istruzioni per il ritorno e spiegare loro quanto era successo, ma videro che gli occhi di tutti erano rivolti alla roccia alle loro spalle. Si voltarono anche loro e videro che adesso la caverna sembrava splendere di una luce irreale, ultraterrena, mentre una musica celestiale si era diffusa nell’aria.
Tutti caddero in ginocchio sopraffatti da quella visione, finché Gaspar non alzò di nuovo gli occhi al cielo.

«Guardate!» disse, «la stella si è messa in movimento verso est, è ora di tornare a casa!».