Caro padre,
mi rifugio spesso qui sul lungomare a guardare le onde infrangersi sugli scogli, a sentirne la potenza.
Inutilmente chiedo venia per la mia testardaggine: avevi ragione tu, l’hai sempre avuta.
Non cambierò vita chiedendoti scusa, ma devo farlo per l’amore che nutro per te.
Hai fatto il possibile per impedirmi quel passo, non tormentarti, basto io.
Ho creduto nell’amore totale, quello che ti chiede tutto e tu gli offri la vita.
Ho creduto nella favola del principe azzurro, e sono ingenuamente caduta nella trappola di un ragazzetto viziato.
Mi ha promesso eterno amore e poi … ma cosa potete saperne voi di escort, droga e corruzione?
E’ così che va il mondo quassù, e per questo schifo io ho rinunciato al mio mare.
Sono qui padre, seduta su una panchina, che trattengo una inutile lacrima, con una lattina di birra in mano, a scriverti l’ennesima lettera che non potrai ricevere mai.
Con rammarico.
Ariel