Ricordo ancora bene quel giorno, avrò avuto una diecina d’anni.Al paese era usanza andare a trovare qualche persona anziana.Con la mamma uscimmo quel pomeriggio per recarci dalla signora Angelina.

Angelina viveva col marito e non avevano figli, erano di quelle persone semplicione. Il marito tutti i pomeriggi si recava al bar a farsi il suo solito mezzo litro, lo ricordo ancora davanti a quel tavolinetto con la  pietra di marmo, e sopra la tromba di vetro colma di vino rosso, la ricordate pure voi quella col marchio davanti.La povera Angelina invece usciva poco, la vista rovinata dal  diabete ormai non vedeva tanto, gli occhiali che portava sembravano due fondi di bottiglia, a me veniva da ridere solo a vederla.
Era pure mezza sorda e mia madre bussò molte volte prima che ci aprisse.

Conoscevo già come era la casa, piccola e disordinata, il vecchio spelacchiato gatto sempre acciambellato sulla sedia vicino al camino, con l’occhio birbo che ti scrutava impassibile.
Una puzza di fumo del camino aleggiava nella stanza, quel fumo col tempo aveva intriso i muri che erano tutti ingialliti.
Ci faceva sedere intorno al tavolo, se ti appoggiavi era appiccicoso e si sentivano le briciole di chissà che cosa che ti punzecchiavano le braccia.

Lei era felice della visita, subito apriva la ribaltina della vecchia credenza, verniciata di un bel verdino, e tirava fuori una busta di biscotti che faceva lei, un po’ insipidi, ti intasavano la bocca e ostruivano la gola.
Nella parte superiore della credenza c’era la vetrinetta coi vetri scorrevoli, si intravedevano due bottiglie di liquore, sambuca e il classico cinar, quello non poteva mancare in nessuna casa era il digestivo di quei tempi.

Alla mia mamma piaceva la sambuca ancora oggi me la mette nel caffè. Angelina tirava fuori il calicetto sfaccettato di vetro piccolissimo.Mamma optò per la sambuca, Angelina svitò il tappo di alluminio con fatica, si perché sotto il dosatore in plastica era pieno di zucchero cristallizzato. Fece per versarla ma non ne uscì una goccia colpa di quello zucchero lo aveva otturato.
Angelina poverina non vedeva bene e per lei era pieno il calicetto del liquore trasparente e così tranquilla ripose la bottiglia.
Io con l’acqua mi salvai, finalmente i biscotti andarono giù.Facendo finta di nulla la mamma  fece la mossa di bere  la sambuca,  non riusciva nemmeno più a parlare con la bocca intasata  di biscotti, intanto mi strizzava l’occhio.