A casa ho dipinto un quadro con una sola nuvola nel cielo blu ed un aeroplano… ogni momento, ogni ricordo, ogni frase, ogni sguardo che mi scava nel cuore è rappresentato da una stella nel mio cielo. Ci sono anche il nonno e la nonna nel mio quadro, rispettivamente il simpatico Saturno e la solida terra che mi hanno dato l’amore di una famiglia. Penso questo mentre sono sulla moto con Patrizio, penso a cosa sto andando incontro e a cosa dipingerò stasera su quel quadro…
Oggi vado da mia madre. Contrariamente alla mia teoria “figopenicentrica” (cioè che tutto gira intorno all’avvenenza e al sesso) sono stata assunta. Ho avuto un altro colloquio con l’accattivante Dott. Marini, il quale mi ha detto che ha puntato su di me, un “cavallo vincente”, che sono stata la più meritevole e la più scaltra nel colloquio, ma dovrei evitare di vestirmi come Ugly Betty. Io sono molto felice perché ho lasciato le FF con un palmo di naso. E poi non dimentichiamoci che mia madre mi ha fatto una promessa!
Eccola lì, mia madre, la vedo da lontano inevitabilmente strizzata in un tubino aderente e con i taccazzi a spillo. Inizia parlandomi dei suoi problemi, del suo ultimo tipo che l’ha mollata. Io in realtà non l’ascolto, tanto è sempre la stessa musica. Nessuno è perfetto, anzi è proprio dall’imperfezione che si impara e ci si migliora, ma lei non ha imparato proprio niente. Mi sembra quasi grottesca col suo voler apparire a tutti i costi giovane, e mi chiedo perché non impari a stare da sola, mi chiedo perché non abbia mai messo me o se stessa al primo posto, anziché l’uomo di turno. Con fatica convoglio la conversazione verso il mio obiettivo, cioè l’identità di mio padre. Mi racconta che non sono figlia di un principe indiano (e vabbè fin là ci ero arrivata), mi racconta che era stata reclutata da una sua amica che voleva fare uno scherzo a suo fratello che si sarebbe sposato a breve. Mia madre avrebbe dovuto saltar fuori da una torta finta con un bikini mignon durante la festa di addio al celibato di questo tizio che si sarebbe sposato l’indomani, proprio il giorno del compleanno della sua bella ed altolocata fidanzata. E successe proprio così… solo che la serata degenerò, perché il tizio, ubriaco fradicio, trascorse una notte di folle passione con mia madre ancora minorenne. Il mattino dopo, appena svaniti i fumi dell’alcool, il tizio iniziò a dare i numeri quando si ritrovò in una camera d’albergo con lei. Pensò bene di liquidarla dandole dei soldi come se fosse una donna di strada e la pregò di non dire mai niente a nessuno di quella notte, altrimenti lui sarebbe finito nei guai. Peccato che nei guai ci è finita mia madre, soprattutto perché è rimasta incinta. Mi ha raccontato di come si vergognava di quel ventre ogni giorno più gonfio, di come si strizzava nei jeans sempre più stretti, di come sperasse in un aborto spontaneo ed invece io, piccolo esserino dispettoso, sono sopravvissuta. Lei non ha mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre che quindi non sa della mia esistenza, perché lei, anziché indignarsi, aveva preso i suoi soldi… così lui aveva comprato la sua vagina ed il suo silenzio. Aveva preferito defilarsi in un’altra città e sparire come un’ombra, ritornando in quell’assurda torta di plastica da cui era uscita festosa pochi mesi prima.
Per concludere mia madre mi da una busta che contiene la famosa foto ingiallita che vedevo da bambina e l’invito alla galeotta festa di addio al celibato, con tanto di nome e cognome di mio padre. La apro nel mio treno del ritorno e quando leggo quel nome mi si gela il sangue.
Sono passati circa 20 anni da quel giorno e questo, come allora, è un giorno speciale. Sono successe tante cose importanti nella mia vita. Il nonno è scappato in Sudamerica con la sua nuova moglie e sta vivendo nella vecchiaia una seconda giovinezza. Lei lo chiama affettuosamente “mio cabecito”, riferendosi alle dimensioni della sua testa o del suo cervello (non ho ben capito il senso) e lui è felice e non vuole più tornare.
Mia madre ha finalmente abbandonato tacchi a spillo e tubini stretch e la sua vita insulsa fatta di uomini, alcool e sigarette in funzione di abbondanti camicioni colorati di tela indiana, vita salutista e filosofia zen. Nella sua vita attuale, fatta di meditazione, yoga, Tai Chi Chuan e quantaltro, gli uomini non sono contemplati. E proprio adesso che lei ha smesso di inseguirli, loro le vanno dietro come mosche sul miele. Perché lei, nella piena consapevolezza di se stessa, è diventata più bella ed è finalmente la mia mamma (l’ho disegnata nel mio cielo: è il pianeta Venere).
Ho instaurato un rapporto sano e vero col povero Reginaldo, nel senso che abbiamo abbandonato i grotteschi quanto fugaci incontri sessuali per concentrarci sulla vera natura della nostra relazione, cioè l’amicizia. Ogni tanto ci vediamo e lui, single incallito non per scelta, ci prova ad approcciarmi, ma il solo pensiero di rivederlo dopo vent’anni in canottiera e calzini mi fa rabbrividire.
In quanto a me ho avuto due splendide figlie da Patrizio e, nell’apice della nostra delirante follia, abbiamo deciso di chiamarle Sole e Luna. No, io e Patrizio non abbiamo una vera relazione, lui si comporta proprio come un aereo… passa fugace nel mio cielo per poi scomparire e riapparire quando gli pare. Ma è bello quando ci siamo… è bello il modo in cui ci capiamo e ci teniamo per mano. Ogni volta mi dico che sarà l’ultima con lui ma non lo è mai. Non so se sono preda di un incantesimo ma non riesco a svincolarmi. Come padre non posso lamentarmi, è presente ad intervalli regolari e le mie ragazze, ormai adolescenti, prendono il lato migliore di questa altalenante figura paterna. E poi come diceva la nonna, anche loro come me, sono donne che si bastano da sole. Ovviamente ho disegnato anche loro nel mio quadro, Sole e Luna appunto.
E poi il lavoro. Sono la segreteria particolare del Dott.Marini, quella che lo comprende, che lo ascolta, che gli è sempre vicino, quella di cui non può fare a meno. Oggi il Dott. Marini va in pensione e c’è una festa. Ci saranno tutti i colleghi, ci sarà sua figlia Elettra, viziata, affettuosa ed un po’ matta, ci sarà sua moglie, l’impeccabile signora Carla. Tutto l’ufficio mi prende un po’ in giro perché sono convinti che io sia innamorata di lui. Tutto l’ufficio che ha visto la mia dedizione, il mio quasi servilismo nei suoi confronti, la mia confidenza, i miei sguardi teneri, il mio respiro, sempre così vicino al suo, non sa darsi altra spiegazione se non l’amore. Quello adulto, quello carnale. Ma esiste un’altra di spiegazione perché esistono altre forme d’amore. Ed io oggi la mia spiegazione l’ho scritta su un foglio, l’ho nascosta in una busta, l’ho mischiata con tutti gli altri biglietti di auguri che lui leggerà stasera tardi dopo la festa… o forse domani.
“Le parole non vanno mai messe a caso: hanno un significato, un peso, un riverbero. Le parole hanno intensità, colore, carattere, vita. Le parole segnano, arrivano, aprono strade, tagliano ponti, illudono, ingannano, uccidono. Le parole cambiano significato in base a chi le pronuncia e in base al nostro stato d’animo. Noi non dimentichiamo mai le parole dette. Fanno parte dei ricordi e, come delle foto mai scattate, imprimono delle immagini indelebili. Per questo prima di dirle bisogna pensarle e pesarle. E per questo mio troppo pensare, ecco… non sono mai riuscita a trovare quelle giuste per dirti la verità. Riflettendo, nella forma più semplice ne sarebbero bastate solo quattro di parole. Quelle che neanche oggi dopo 20 anni ho il coraggio di pronunciare ma che finalmente ho il coraggio di scrivere perché forse non ti rivedrò mai più o ti perderò per sempre prima di averti ritrovato. Mi gioco la mia ultima carta, gioco alla roulette russa, o la va o la spacca. Semplicemente “tu sei mio padre”. Semplicemente io sono figlia tua e della ragazza della torta. Che tu lo voglia o no è successo. Che tu lo sappia o no io esisto. Che tu lo desideri o no mi hai trasmesso il tuo DNA. Inevitabilmente e per sempre. Ed io ti voglio bene. Istintivamente te ne ho sempre voluto, sin da subito. Da quando ci siamo guardati intensamente 20 anni fa per la prima volta, sino a scambiarci il colore degli occhi. Senza sapere e senza conoscerci. Io lo so da tempo e adesso lo sai anche tu. Io ho già scelto di volerti bene. Adesso devi scegliere tu. Se mi vuoi o no nella tua vita. Io spero solo di disegnarti nel mio cielo.
Con l’ amore devoto di una figlia
La tua Nuvola Daria”.