Marisa s’era preparata lungamente e con cura a quel momento.
Passò mentalmente in rassegna la dotazione scelta:
*Guanti in lattice e paio di ricambio in caso di strappo…ok
*Mascherina FFP3 pagata un sangue ed ottenuta per le solite vie traverse attraverso i buoni uffici della baby sitter dei figli del cugino del portiere dello stabile adiacente all’ufficio del segretario del viceministro alla Tutela della Legalità…ok
*Sciarpa di stoffa in doppio giro da tirare su all’occorrenza del tipo base antartica Concordia2 Italia&Francia…ok
*Giaccone lungo da confinare successivamente in terrazzo insieme alle scarpe per almeno un paio di giornate confidando in decise raffiche di vento. Per questo erano pronti ancoraggi a far sì che il tutto non volasse via nel parcheggio condominiale… ok
*Spray ‘Amuchina’ produzione casalinga …ok
*Salviettine disinfettanti per carrello e, dopo aver tolto i guanti, per mani, avambracci e viso…ok.
*Occhiali a lenti graduali in modo da avere bene a fuoco l’intero campo d’azione … ok
*Fazzoletti di carta per imprevedibili ed ineluttabili evenienze… ok.
*Soldi in tutti i tagli ( rubati al porcellino di suo figlio) in modo da pagare la cifra esatta e non dover prendere resto… ok.
Infine era partita dopo aver affettuosamente baciato marito e figli e pronunciato con voce strozzata che manco un’emigrante in America di fine ‘800: «Ciao, allora… vado».
All’arrivo sul piazzale aveva parcheggiato lontano in modo da evitare indesiderate vicinanze salendo o scendendo dall’auto, poi aveva scelto il carrello posizionato più lontano che, poverino, da almeno qualche mese era bisognoso di un contatto umano. Gli altri carrelli lo chiamavano infatti ‘Il Brutto Carrelloccolo’ e per lui quello fu un giorno davvero meraviglioso. Venne accuratamente spolverato, disinfettato e quindi afferrato con doppio strato di fazzoletti di carta. Era finalmente un carrello felice.
Ma torniamo a Marisa…
Aveva affrontato tre quarti d’ora di fila prima di entrare alla fine della quale aveva superato il controllo del rigido sergente vice cassiera sig.ra Persichetti Eleonora.
Ed ora eccola lì, nell’Ok Market’quasi deserto, a mezzogiorno, nella corsia 3 zona ‘ conserve e sott’olio’. Avanzava decisa per afferrare quella certa confezione di tonno versione famiglia numerosa/ collegio quando… a metà percorso, ecco, la vide arrivare.
Stesso carrello, stessa maschera, stesso sguardo truce.
Non ti avvicinare Gringa, questa corsia è mia, pensò fissandola dritta negli occhi. Forse pure tu vuoi prendere il tonno maxi confezione in offerta?
Vai indietro o ti stendo. Ho diritto di precedenza, io!
Ma l’altra mostrava un’uguale determinazione. Spingeva avanti e indietro il carrello quasi volesse sgommare come una Ferrari sulla linea di partenza.
Non c’ è posto per due in questa corsia ad un metro e mezzo di distanza, sparisci dunque!
Ci mancava giusto un sottofondo musicale alla Ennio Moricone e la scena sarebbe stata proprio quella.
Questo è un mezzogiorno di fuoco, gringa, non avrai il mio tonno!
Si erano avvicinate, la schiena di ciascuna schiacciata sulla scaffalatura opposta con un metro e mezzo di carrelli in mezzo.
I metalli si sfioravano, gli occhi negli occhi urlavano nel loro linguaggio muto : stai ferma lì, verme schifoso e virulento del market deserto!
Una bolla di tempo raggelato improvvisamente le inghiottì in un fluire della realtà rallentato.
L’istinto di sopravvivenza aveva attivato tutte le loro funzioni in modalità ‘massime prestazioni’. Nel ‘cervello rettiliano’ le sinapsi impazzite urlavano: «Allarme! Allarme! Tyrannosaurus rex in avvicinamento!» mentre i bulbi piliferi avevano eretto tutti i peli con l’intenzione di rendere più minaccioso l’aspetto. Sforzo inutile, però, dal momento che Marisa praticava la depilazione totale ed accurata di ogni centimetro quadrato del proprio corpo.
Sotto la mascherina i denti digrignati erano pronti al morso, la salivazione azzerata mentre il grande dio Thor batteva il suo martello di guerra.
Durò un attimo lungo e dilatato quello scontro di sentimenti violenti in cui la fantasia fece accadere le cose più truci, poi la bolla scoppiò.
Improvvisamente ci fu una veloce piroetta, un rapido roteare di carrelli e poi, afferrato il tonno, la fuga .
Trionfale ed esausta, col suo bottino in mano, Marisa si fermò in fondo alla corsia e si voltò a guardare la nemica. Anche lei s’era girata ed aveva uno sguardo buono e quasi gentile, ora . In mano brandiva una maxi confezione di cetrioli in agrodolce.
Si salutarono con un sorriso invisibile sotto le mascherine ed un timido cenno della mano.
In fondo erano l’una l’immagine nello specchio dell’altra e Marisa sentì una punta d’amarezza.
Posò il tonno nel carrello e pensò: Ma come cazzo ci siamo ridotti?
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