Fragori nel vuoto i silenzi
quando anelavo parole
e sui pavimenti di granito nero
graffiavano come coltelli.

Bruciavano parole come schiaffi
quando bramavo carezze
e in riscatto all’attenzione
apparecchiavo la supplica
insciente del non ritorno.

Manciate di briciole elemosinavo
mentre ti riempivi la bocca di silenzi
e passavi oltre.

Senza struttura precipitavo
dimenticata nella polvere
e come foglia secca fra le tue mani
sentivo stringere i pugni
per sbriciolarmi.

Con l’incertezza sospesa sulla testa
e la stanchezza appesa alle ciglia,
con la malinconia aggrappata a una ruga
e l’abbandono dentro una lacrima
stirai le labbra al rimedio
e compresi perché la mia anima
non riuscisse a fogliare.

Finii gli ultimi pianti impuri
negli scoli del rimmel
e smisi i propositi di restare sobria.

Indossai i colori della vendemmia
per bere i profumi più arditi
e feci spazio per addentrarmi
nell’anima
dove si aprirono mille sipari
e oltre l’ultimo
sentii il respiro del mosto
che si fece vino.

Fu allora
che riempii il calice
e brindai al nuovo sentire.