La donna guardava con ansia febbrile dalla finestra, la neve era scesa copiosa, e col calar della sera il ghiaccio aveva formato una lastra luccicante sulla strada, gli alberi del viale sembravano fantasmi con le braccia rivolte al cielo. Le ruote delle rare carrozze lasciavano segni scuri sul terreno. Eleonora aveva la valigia pronta, la carrozza che aspettava l’avrebbe portata via da quella prigione dorata, da quel padre ricco e dispotico, che non le lesinava umiliazioni e sarcasmo, paragonandola alla bellissima moglie morta tempo prima. Non era bella Eleonora in verità ed era piuttosto goffa nel portamento, ma ora finalmente un uomo l’amava e l’avrebbe portata con sé di nascosto dal padre che lo aveva già classificato come un cacciatore di dote. Che importava se poi l’avrebbe diseredata, loro si amavano, solo questo contava, così le aveva detto lui abbracciandola.
Ecco, è mezzanotte, sente in lontananza una carrozza avvicinarsi, è lui finalmente! Eleonora prende la valigia e mentre sta per scostarsi dalla finestra vede la carrozza passarle davanti e allontanarsi fino a sparire in fondo al viale. Aspetta un’altra mezz’ora, lui non arriva. Una vertigine le fa perdere l’equilibrio, si appoggia al muro e si lascia scivolare fino a terra. Non arriverà più! Ormai ha capito, suo padre aveva ragione. Ora ricorda un particolare che al momento non aveva considerato. Quando lui aveva saputo che avrebbe perso l’eredità, cambiò espressione, e quando l’abbracciò la sua voce le sembrò fredda, greve. Col cuore spezzato e gli occhi pieni di lacrime, Eleonora torna nelle sue stanze con la valigia piena dei suoi sogni svaniti.