Capitolo diciassettesimo
L’occasione di fare una pazzia arrivò a Caterina da due care amiche di Sestri: Ornella e Maria Adele.
Le proposero un viaggio in Brasile: solo loro tre, nessun tour in comitiva, libere di scoprire questo immenso paese.
Caterina si spaventò per l’offerta: era senza soldi e piena di dolori ma poi si lasciò convincere dalle amiche che erano toste e le assicuravano ogni assistenza.
E così partirono per questa avventura, si ritrovarono in un mondo dove la popolazione era una mescolanza di etnie, nessun problema razziale, voglia di divertirsi, ballare, giocare che coinvolgeva tutti.
Visitarono la città mozzafiato di Rio de Janeiro con le bianche spiagge, i massicci come il Pan di Zucchero sparsi sul mare, laghi, vegetazione lussureggiante e lassù, in alto, il Cristo Redentore che dominava tutto.
Poi si immersero in quella meraviglia della natura che sono le cascate di Iguassù: il rumore assordante dell’acqua, la nebbiolina che ti avvolgeva attraversata da decine di arcobaleni, tutte le tonalità di verde intorno.
A Salvador Bahia gli abitanti sembravano tutti personaggi di Jorge Amado.
Superstiziosi, religiosi, esperti nella Capoeira che avevano imparato per difendersi dai bianchi quando erano stati importati dall’Africa come schiavi, bevitori di cachaça, ballerini strepitosi.
A Manaus, in Amazzonia, Caterina con tutta quella umidità prendeva massicce dosi di antinfiammatori e di antidolorifici.
Maria Adele, la più forzuta, a volte la prendeva in braccio e nonostante tutto, riuscirono a navigare sul Rio delle Amazzoni che è talmente largo che quasi non vedi le sponde.
Intorno alla barca saltavano i delfini rosa, a terra gli alberi formavano pareti impenetrabili, solo le scimmie riuscivano a salire, bradipi immobili sui tronchi, in cielo tucani, pappagalli ovunque.
Caterina ritornò da quel viaggio stremata ma felice, più sicura di sé, più ricca di emozioni e di speranze.
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Gli amici di Wendy e Nelson si accorsero subito che era accaduto qualcosa
Simone capì che avrebbero perso quella ragazza italiana arrivata da loro un po’ spaurita ma determinata nei suoi programmi.
E così sarebbe stato perché Wendy voleva seguire Nelson e lui, che più o meno era al corrente della sua strana situazione, aveva trovato la soluzione per portarla con sé.
L’ingresso negli USA non era per niente facile ma Nelson conosceva persone che potevano aiutarli.
Il mondo dei jazzisti afroamericani è piuttosto turbolento: contatti con la malavita, droga, alcol.
Lui era uno dei pochi cresciuto in una famiglia normale, aveva frequentato il college e oltre alla musica si interessava di altre cose.
Alan, il bassista e Max, il clarinettista, invece erano cresciuti in orfanotrofio e poi finiti in riformatorio per piccoli atti vandalici.
Ne erano venuti fuori con la musica ma frequentavano ancora amici conosciuti in quel periodo.
Così Wendy si ritrovò ad essere Miss Walker, nazionalità americana, professione musicista.
La tournèe degli “Harlem’s Seven Boys” continuava.
Partirono con il pulmino per Juan les Pins dove ogni anno c’era un importante Festival del Jazz.
Wendy andò con loro ed ebbe modo di fare amicizia con le mogli di Joe e Louis che avevano raggiunto i mariti.
Fu un viaggio allegro ed era bello attraversare la Francia andando verso il Sud, verso il mare, verso il sole.
La Costa Azzurra pullulava di musicisti, di appassionati di Jazz, di turisti.
Wendy e Nelson trovavano rifugio in una spiaggia circondata dal verde, la sabbia bianca e il mare trasparente come quello di Sestri.
Era la Baia della Garoupe, mai Wendy era stata così vicina all’Italia. Faceva lunghe nuotate, tuffi dagli scogli, immersioni sul fondo per raccogliere conchiglie come faceva da bambina.
Non poteva immaginare che Caterina era stata lì più volte; solo che lei si era dovuta accontentare di pucciarsi nel mare come un biscotto nel latte.
Continua……