Personaggi: George Ashton capofamiglia
Angela : moglie di George
Annalise e Alice : figlie di George
Albert : marito di Alice
Gerardine : sorella di George
Edward : fratello di George
Robert Stafford: fidanzato di Gerardine
Charles Ashton: padre di George
Carolyn : moglie di Charles

UN GIALLO IN BIANCO E NERO

George Asthon uscì di casa all’alba, con stivaloni e canne da pesca. Dalla veranda indugiò con lo sguardo sulla campagna che si estendeva a perdita d’occhio; a quell’ora una fitta nebbiolina impediva di vederne l’orizzonte, ma in poche ore si sarebbe diradata e il sole avrebbe illuminato il panorama del villaggio di Flowergreen in tutta la sua bellezza. Le case adiacenti avevano le finestre chiuse, gli abitanti dormivano ancora sotto le calde coperte.
A George piaceva uscire all’alba, nessuno lo avrebbe disturbato quando, giunto al laghetto oltre il bosco, avrebbe pescato in santa pace. La voce del maggiordomo lo distolse dalla contemplazione:
“Signore, non vuole bere un buon caffè prima di andare?”
“Sì, grazie Mortimer”.
Ristorato dal calore del caffè, mise in testa il berretto, alzò il bavero del giaccone e si avviò a passo deciso verso il laghetto. Il silenzio, interrotto solo da qualche grido d’uccello e dal fruscio degli animaletti selvatici che entravano e uscivano dai cespugli, lo aiutava a pensare. Suo padre sarebbe arrivato per l’ora di pranzo, gli aveva scritto qualche giorno prima chiedendogli di riunire tutti i parenti perché aveva importanti comunicazioni da fare. George immaginava già di cosa volesse parlare: l’eredità! Lui era il figlio maggiore, sapeva quasi per certo che sarebbe spettata a lui la fetta più grossa, era sempre stato il braccio destro di suo padre, si fidava solo di lui. Agli altri parenti avrebbe lasciato le briciole. Sorrise compiaciuto all’idea. Giunto al laghetto, si sistemò nel punto che gli sembrava più adatto e preparò con cura le esche. Lanciò in acqua la lenza e attese…

Angela, moglie di George, scese in cucina un’ora dopo. Era una donna piacente, capelli neri e sguardo malinconico.
“Mortimer, mio marito è già uscito?”
“Sì signora, è andato a pescare, è uscito all’alba”.
“Ah già, la pesca!”.
“Le preparo la colazione signora”.
“Grazie” – disse distrattamente Angela. Era in apprensione, fra poche ore sarebbe arrivato il suocero, un uomo altero e burbero, non l’aveva mai vista di buon occhio, la sopportava solo per amore del figlio. Chissà cosa aveva da dire a tutti loro, George era convinto si trattasse dell’eredità, naturalmente anche lei sperava fosse così, il vecchio avrebbe senz’altro favorito il suo figlio prediletto e di conseguenza anche lei ne avrebbe tratto beneficio.
Uno dopo l’altro fecero ingresso in cucina anche gli altri ospiti, Annalise vent’anni, figlia minore di George, e Alice, la primogenita, col marito Albert. Gerardine quarantenne, nubile, sorella di George, Edward fratello trentenne di George. Annalise viveva coi genitori, gli altri erano arrivati la sera prima, chi in automobile chi in treno, stupiti ma non troppo di quell’invito, tutti speranzosi che il vecchio Charles Ashton avesse notizie economicamente favorevoli per loro.
Il maggiordomo si diede subito da fare a servire loro la colazione.
“Dov’è George?” – chiese Gerardine
“A pescare” – rispose Angela.
“Oh, peccato,volevo parlargli. Ma forse posso dirlo anche a te, sono troppo eccitata. In mattinata verrà un mio ehm… amico, non vi dispiace se l’ho invitato qui spero, sai, forse questa volta ho trovato l’uomo giusto. Credo che ci sposeremo, me lo ha fatto capire”.
Angela ebbe un moto di stizza, aveva una bella faccia tosta a presentare un estraneo durante una riunione di famiglia. Cercò di controllarsi:
“Beh, se lo hai invitato non vedo cos’altro possiamo fare, certo non è della famiglia, avresti dovuto chiedere prima”.
“Hai ragione, mi dispiace ma… ormai” – rispose simulando rammarico.
Angela diede ordini a Mortimer per il pranzo, mentre gli altri si preparavano ad uscire per ingannare l’attesa. Non restava che attendere il ritorno di George e l’arrivo del vecchio Charles Ashton.
Lo squillo del campanello fece trasalire Gerardine, si accostò alla finestra, finalmente il suo Robert era arrivato! Gli corse incontro e gli saltò al collo gioiosa come una ragazzina e, tenendolo abbracciato in vita lo fece accomodare e lo presentò al resto della famiglia.
Per alcuni secondi rimasero tutti a guardarlo stupiti: era un gran bel giovanotto, capelli e occhi neri, un sorriso accattivante e soprattutto… giovane! Avrà avuto trent’anni, che ci faceva con Gerardine?
Superato il momento di imbarazzo lo salutarono e gli diedero il benvenuto. Lui rispose educatamente sfoderando il migliore dei sorrisi. Esauriti i convenevoli, ognuno se ne andò per i fatti suoi; Angela e il marito Albert si diressero a piedi verso il laghetto per cercare George e tornare poi a casa insieme a lui. Edward prese l’automobile e, con la nipote Annalise, scese al villaggio per fare alcuni acquisti. Gerardine non aveva occhi che per il suo Robert, il quale in realtà, sembrava imbarazzato dalle sue effusioni. Per sfuggire all’evidente sguardo quasi disgustato di Angela, propose a Gerardine di uscire a fare una passeggiata.
Rimasta sola Angela si passò una mano tra i capelli scuotendo la testa con disapprovazione: sua cognata era proprio impazzita! Quello sarebbe l’uomo giusto per lei? Ma se sembrava sua madre!
E poi, lui era così bello, lei invece, con quegli occhi troppo piccoli e quel naso aquilino non era certo un’attrazione. Cosa ci avrà trovato in lei quel Robert, misteri dell’amore oppure… ma aveva altro da pensare ora. Andò in cucina a controllare i preparativi per il pranzo, fra non molto sarebbe arrivato il padre di George, e lei voleva che tutto fosse perfetto…

Alice e il marito Albert giunsero in riva al laghetto, videro subito George intento a pescare, nella cesta alcuni pesci boccheggiavano agonizzanti. Altri pescatori erano allineati a debita distanza e in perfetto silenzio per non far fuggire le prede. Alice chiamò il padre, lui si girò e, sorridendo disse:
“Buongiorno cari, che ore sono? Ho perso la cognizione del tempo”.
“Sono le undici, forse è meglio che ritorni insieme a noi, il nonno non tarderà ad arrivare”.
“Sì tesoro, hai ragione, raccolgo gli attrezzi e ce ne andiamo”…

Edward, arrivato al villaggio parcheggiò l’auto e disse ad Annalise che doveva fare un salto all’Ufficio Postale. Lei ne approfittò per guardare alcune vetrine di abbigliamento…

Gerardine, avvinghiata al braccio di Robert, felice come non mai, respirava l’aria pulita a pieni polmoni, gli lanciava languidi sguardi, si sentiva come una fanciulla al primo amore. Lui le sorrideva e le baciava la mano con dolcezza.
“Sei sicuro di amarmi caro?”
“Certo, che domande fai?”
“Tu sei così giovane, io invece…”
“Non dirlo mai più Gerardine, capito? Sei una donna meravigliosa e io ti amo così come sei. Che importa l’età! Voglio stare per sempre con te”.
“Per sempre? Cosa vuoi dire?”
“Quello che ho detto, per sempre!. Vuoi sposarmi Gerardine?”
La donna restò immobile, l’emozione le impediva di parlare, il suo sogno si realizzava finalmente, nessuno le avrebbe più dato della zitella anzi, l’avrebbero invidiata per aver trovato un uomo così attraente. Finalmente riuscì ad articolare un:
“Sì… sì che voglio!” Si strinsero in un abbraccio appassionato.
“Amore – disse Robert con aria preoccupata – sei sicura che ai tuoi parenti non dispiaccia la mia presenza? Avete una riunione di famiglia ed io sono un estraneo”.
“Oh, che m’importa di loro! Sono tutti in fibrillazione perché arriva mio padre, chissà cosa sperano, anzi lo immagino, mi fanno solo ridere. E poi vedrai che mio padre sarà contento quando gli comunicheremo che stiamo per sposarci. A questo punto non sei più un estraneo, ti pare?”
“Intendi dirlo oggi a tutti?”
“Certo!”
“D’accordo, come preferisci”.
All’improvviso Gerardine ridendo come una ragazzina si mise a correre:
“Prendimi, prendimi”.
Lui stette al gioco e ridendo a sua volta la inseguì attraverso i prati…

Gli invitati erano da poco ritornati a casa dalle loro passeggiate:
Annalise sbuffava un po’, passare la mattinata con lo zio Edward era stata una noia, l’aveva lasciata molto tempo da sola, prima era andato all’Ufficio Postale, poi a trovare un amico, almeno così aveva detto ma, il fatto che non l’avesse portata con sé, le aveva fatto pensare ad un incontro galante…

George arrivò raggiante insieme ad Alice e Albert, mostrando a tutti i pesci che aveva pescato…

Gerardine e Robert, accaldati e sorridenti giunsero per ultimi, lei era spettinata, gli abiti un po’ sgualciti, la guardarono tutti con disapprovazione ma lei tutta impettita disse:
“Vado a rinfrescarmi un po’!” – lasciando il povero Robert solo e imbarazzato.
Angela gli venne in soccorso, presentandolo al marito:
“George, ti presento un amico di Gerardine, Robert… ehm…”
“Stafford, Robert Stafford, molto piacere signore”.
Angela continuò:
“Tua sorella l’ha invitato a trascorrere la giornata qui da noi”.
George nascose l’irritazione dietro un sorriso di circostanza, ma cosa le era venuto in mente di invitare un estraneo proprio oggi. Strinse la mano di Robert cortesemente, poi andò a cambiarsi per il pranzo…

Un’ora dopo il suono di un clacson attirò l’attenzione di tutti gli invitati: era arrivato Charles Ashton! Scese dalla Bentley che l’autista aveva parcheggiato di fianco alla casa e si avviò verso il gruppetto dei familiari, usciti ad accoglierlo con sorrisi ed esclamazioni di gioia. Aveva un magnifico aspetto, alto, robusto, elegantissimo nel suo completo grigio, i folti capelli bianchi aggiungevano fascino alla sua figura. Dopo aver salutato e abbracciato tutti alzò le braccia e chiese un po’ di silenzio:
“Miei cari, devo dirvi subito una cosa molto importante, per questo vi ho voluti qui, tutti insieme”.
Si guardarono l’un l’altro allibiti, soprattutto George, non si capacitava che il padre volesse parlare dell’eredità così, senza quasi entrare in casa. Charles continuò:
“Voglio presentarvi una persona per me molto importante. Vieni pure Arnold!”
Arnold, l’autista, obbedì prontamente, girò intorno alla macchina e aprì la portiera.
Una donna ne discese lentamente e, al braccio dell’autista, si avviò verso di loro sorridendo.
Di fronte al parentado sbalordito, Charles la presentò cingendole le spalle:
“Ebbene, vi presento Carolyn, mia moglie!”
Descrivere lo sbigottimento che si dipinse sui loro volti è impossibile: moglie? Si era sposato senza dire niente a nessuno? Oltretutto Carolyn era una donna bellissima, giovane, troppo giovane! Come poteva essersi innamorata di Charles, per quanto fosse un bell’uomo, restava il fatto che poteva essere suo padre! E l’eredità? Sarebbe andata tutta a lei?
Queste le domande che si affollavano nelle loro teste confuse.
Carolyn, educatamente sorrise e tese la mano a tutti, non sembrava affatto intimidita anzi.
Ci pensò Charles a togliere tutti dall’imbarazzo:
“Bene, ora andremo in camera nostra a cambiarci, parleremo più tardi a tavola”.
“Certo Charles – disse Angela – la stanza migliore è a tua disposizione”.
Lui accennò appena un sorriso e salì con Carolyn al piano superiore dove erano situate tutte le stanze da letto…

Gerardine si scostò dal gruppo con Robert e gli bisbigliò:
“Me lo sentivo, mi sembrava strana questa riunione, bello scherzetto a chi sbavava per l’eredità; si prenderà tutto quella lì. Che musi lunghi hanno, mi fanno ridere”.
“Ma a te non dispiace se davvero dovesse andare tutto alla moglie?” disse Robert.
“Oh, che m’importa! Ho una piccola rendita da parte di mia madre buonanima, ho una casa e… adesso ho te – gli sorrise languida.
Si irrigidì un istante nel vedere l’espressione di Robert, diventare improvvisamente seria, cupa.
“Non è così caro?”
“Certo” – rispose lui asciutto…

Finalmente furono tutti a tavola, si sentivano solo tintinnii di posate e bicchieri, fruscii di tovaglioli, nessuno parlava. Fu Charles a rompere il silenzio alzandosi in piedi e proponendo un brindisi:
“Alla mia dolce sposa Carolyn, che allieterà la mia vecchiaia, perdonatemi se non vi ho avvertiti delle nozze, credo che alla mia età io possa decidere di fare ciò che mi pare”.
“Papà – intervenne George – non trovo giusto che tu…”
“Che io cosa?- lo interruppe Charles seccato – dì la verità, anzi ditela tutti… state pensando che col mio matrimonio perdereste la vostra parte di eredità, non è così?”
Silenzio assoluto.
“Lo immaginavo, solo questo vi interessa. Ebbene, sappiate che ho fatto testamento e vi assicuro che ognuno di voi avrà ciò che merita. Ho dato appuntamento al notaio per oggi, proprio qui.”
Li guardò negli occhi uno per uno e lasciò la tavola irritato. Carolyn, imbarazzata, chiese scusa a tutti e lo seguì. Fra gli ospiti un parlottare fitto fitto creava una strana atmosfera, Gerardine si lamentava perché non aveva potuto presentare al padre il fidanzato, George si riteneva offeso dalle parole del padre, non se lo meritava, altri ritenevano Charles incapace di intendere e volere.
Robert si sentiva di troppo in quella situazione, perciò disse a Gerardine che usciva a prendere un po’ d’aria e a fumare una sigaretta.
“Vengo con te” disse lei premurosa.
“No, scusami, ho bisogno di stare da solo, piuttosto ci sono dei fiammiferi? Li ho finiti”.
Mortimer glieli procurò prontamente.

Lo squillo del campanello interruppe il chiacchiericcio. Mortimer andò ad aprire e fece accomodare l’Ispettore Grant, un uomo basso e magrolino ma con due occhi attenti e penetranti.
“Mi dispiace disturbarvi signori, sto indagando su un omicidio avvenuto questa mattina al villaggio.
Una certa Marta Fox, la conoscete?”
Scossero tutti la testa in segno di diniego.
“Nessuno? Strano, abbiamo interrogato i vicini e hanno detto di aver visto uno di voi da quelle parti, vero signor Edward Ashton?”
Edward sobbalzò: “Io? Oh! Sì è vero ero al villaggio con mia nipote Annalise, ma che c’entro con la morte di quella donna?”
“Me lo dica lei, ho un testimone che l’ha vista uscire dall’Ufficio Postale ed entrare nel caseggiato poco lontano dove abita appunto la donna uccisa”.
“Mi sta accusando? Non dirò più una parola, voglio il mio avvocato!”
“Io non accuso nessuno! Faccio solo il mio dovere. Signorina Annalise, cosa mi può dire lei che era con suo zio?”
La ragazza arrossendo rispose:
“Io veramente non so nulla, non l’ho accompagnato alle poste né altrove. Ho girato per negozi aspettandolo”.
“Capisco. Signor Ashton, potrei aver bisogno di interrogarla di nuovo, quindi…”
“No! Aspetti, aspetti la prego Ispettore. E’ vero, sono andato a casa di Marta Fox stamattina ma, deve credermi, era già morta! Ho avuto paura e me ne sono andato, non ho detto nulla a mia nipote.”
“Ha trovato la donna morta e non ha chiamato la polizia? Perché mai? In che rapporti era con quella donna?”
“Niente di particolare… era una prostituta, ogni tanto andavo da lei e…”
“Zio Edward!” esclamò Annalise sconvolta.
“Mi dispiace scusami, scusatemi tutti, sono stato un vigliacco”.
“Ho capito – sospirò l’Ispettore – per oggi basta così. Tenetevi tutti a disposizione. Sapete cosa mi ha stupito? Nessuno di voi mi ha chiesto come è morta la povera Marta Fox. Arrivederci signori”.
Un grido agghiacciante bloccò l’Ispettore Grant sulla soglia, proveniva dal piano superiore.
Si precipitarono tutti su per le scale, la cameriera aveva lasciato cadere il vassoio e gridava terrorizzata davanti alla porta della camera di Charles Ashton: il suo corpo esanime giaceva scomposto sul pavimento, con uno stiletto conficcato nel petto.
“Oh mio Dio! Papà!” George fu il primo ad entrare nella stanza ed ora stava piangendo abbracciato al corpo del padre. Tutti erano visibilmente sconvolti.
“Ma… dov’è Carolyn?” – gridò Annalise – sono saliti in camera insieme!”
L’Ispettore Grant entrò nella stanza, si avvicinò al cadavere e lo esaminò attentamente. Chiamò la centrale impartendo gli ordini del caso…

Terminati i rilevamenti utili alle indagini il corpo del povero Charles fu portato via, proprio mentre tornava dalla passeggiata Robert Stafford.
“Che succede?” – chiese.
Gerardine gli corse incontro piangendo:
“Oh che tragedia! Mio padre è morto e Carolyn sua moglie è scomparsa!”
“Ma è terribile! Morto? Com’è successo? E la moglie è scomparsa? Ma che sta succedendo?”
“Non sappiamo niente”…

Le ricerche di Carolyn non portarono a nulla, nessuno l’aveva vista, si temeva un rapimento se non peggio. A mezzanotte, mentre la famiglia Ashton era riunita nel salotto in preda allo sconforto, suonò il campanello.
“Chi può essere a quest’ora? Mortimer vai a vedere per favore”.
Un pianto di donna, uno scalpiccio di passi ed ecco apparire Carolyn, i capelli arruffati, l’abito strappato, le mani e il viso sporchi di fango.
“Carolyn! Ma… cos’è successo? Parla!”
Fra i singhiozzi la donna cercò di raccontare:
“Qualcuno è entrato dalla finestra mentre riposavamo, devono avermi narcotizzata, perché non ricordo nulla. So che mi sono svegliata in un capanno, legata ad una sedia, un uomo incappucciato minacciandomi con un coltello mi diceva di stare buona fino a quando mio marito non avesse pagato il riscatto”.
“Cosa? Riscatto? Ma allora… non sai niente! Charles è morto!”
“Morto? Oh no… no… oh povero Charles, cosa gli hanno fatto!?
Scoppiò in un pianto irrefrenabile, le spalle scosse dai singhiozzi. George telefonò alla polizia, l’Ispettore Grant arrivò in pochi minuti.
Carilyn raccontò anche a lui ciò che le era accaduto.
Signora – disse Grant – perché l’hanno liberata, dal momento che, evidentemente, non è stato pagato alcun riscatto?”
“Non mi hanno liberata, sono riuscita a fuggire, per fortuna i legacci non erano troppo stretti, quando il mio carceriere è uscito dal capanno, non so per quale motivo, ne ho approfittato per slegarmi e fuggire attraverso il bosco. L’abito si è impigliato diverse volte nei rovi e sono anche scivolata a terra più volte come può vedere. Fortunatamente non mi hanno raggiunta”.
“Quindi non era lontana da qui la sua prigione”.
“Non lo so Ispettore, non conosco affatto questo posto. Ho vagato parecchio prima di arrivare qui”.
“Per concludere: l’hanno narcotizzata, portata chissà dove in attesa di un riscatto, il suo aguzzino esce per un po’ e lei scappa, senza sapere che suo marito è morto, giusto?”
“Sì Ispettore, è così”.
“Ha riconosciuto il suo rapitore?”
“No purtroppo, era sempre incappucciato”.
“Ho capito, per ora basta così, si tenga a disposizione”.
“Ispettore, come è stato ucciso il mio Charles?”
“Con uno stiletto, dritto al cuore… mi dispiace”.
La povera Carolyn, semisvenuta, venne accompagnata in camera da Angela, perché potesse lavarsi e cambiarsi. La stanza era stata rimessa perfettamente in ordine…

Gerardine guardava il suo Robert adorante, ma un cruccio la tormentava:
“Tesoro, mi dispiace tanto che tu ti sia trovato in mezzo a simili avvenimenti, doveva essere una giornata felice invece… A proposito, dove sei stato tutto il tempo?”
“In giro” – rispose lui indifferente.
Gerardine non disse più nulla, ma un senso di angoscia le serrava lo stomaco…

Annalise guardava zio Edward con disappunto:
“Zio, ma tu al villaggio mi hai lasciato da sola per andare con una prostituta? Ma è orribile!
L’hai anche trovata morta e non hai detto niente a nessuno”.
“Mi dispiace terribilmente mia cara, lo so, sono stato imperdonabile. Visto come sono andate le cose avrei fatto meglio a restare con te” – rispose abbozzando un sorriso.
Annalise ora lo guardava con diffidenza.
“Non penserai che io abbia ucciso quella donna! Annalise!”
La ragazza si allontanò senza rispondere…

Il medico legale stabilì che la morte di Charles Ashton fu causata da un solo colpo dritto al cuore, preciso e letale…

L’Ispettore Grant tornò dagli Ashton, aveva molte domande da rivolgere loro. Mortimer lo fece accomodare immediatamente nel salotto, dove Gerardine e Robert stavano leggendo una rivista.
“Buongiorno Ispettore”
“Buongiorno signora, vedo che avete un ospite, posso sapere chi è?”
Robert si alzò educatamente e si presentò.
“Lei non era presente quando Charles Ashton è morto, non ricordo di averla vista”.
“No infatti, ero uscito a passeggiare, non volevo intromettermi nei discorsi di famiglia”.
“Sa Ispettore – intervenne Gerardine – il mio fidanzato è una persona molto discreta”.
“Fidanzato?”
“Sì Ispettore, presto ci sposeremo”.
Grant guardò Robert e la sua espressione non gli piacque affatto.

Tornato in ufficio, diede un’occhiata alla copia del testamento di Charles Ashton, che il notaio gli aveva fatto pervenire dietro sua richiesta appena saputo della tragica morte del suo cliente.
Si recò di nuovo al villaggio e interrogò alcuni vicini di casa della povera Marta Fox. Ora aveva le idee più chiare anzi, sapeva chi era l’assassino.

Tutti i parenti sono riuniti nel soggiorno seduti in semicerchio. Al centro George Ashton e la moglie Angela, alla loro sinistra le figlie Annalise e Alice col marito Albert, e Edward, fratello di George.
A destra siedono Gerardine con Robert, e Carolyn la vedova di Charles Ashton.
L’ispettore Grant si pone al centro della stanza. Due agenti sono piazzati di fianco alla porta del soggiorno.
“Bene signori, è ora di tirare le fila di questa ingarbugliata situazione. Le mie indagini mi hanno portato ad una soluzione che ritengo plausibile. Posso dire senza ombra di dubbio che il colpevole dell’omicidio del vostro congiunto si trova qui, in questa stanza”.
I presenti si agitano sulle sedie, guardandosi l’un l’altro con mormorii di stupore e disapprovazione.
“Calma calma, procediamo con ordine” – esclama Grant.
Un agente si avvicina all’Ispettore e gli dice qualcosa a bassa voce.
“Bene, fatelo entrare”
Fa il suo ingresso il notaio di Charles Ashton. L’Ispettore lo invita a leggere le ultime volontà del defunto. La tensione è palpabile.
Il Notaio inizia la lettura:
“Io sottoscritto, nel pieno delle mie facoltà mentali dispongo quanto segue:
-A mio figlio George lascio la casa in cui abita con la sua famiglia e la gestione degli affari in corso che ha sempre curato con perizia.
-Tutto il mio patrimonio in denaro, più i quadri e i gioielli, a mia moglie Carolyn”.

Tutti gli occhi si girano verso di lei, che con un’espressione di stupore e commozione, stringe nella mano un bianco fazzolettino, pronto in caso di qualche lacrimuccia.
“Non è giusto!” – sbotta Edward.
“Lo sapevo!” – esclama sogghignando Gerardine guardando Robert, che resta impassibile.
Anche Alice e Annalise sono deluse, il nonno non ha lasciato nulla neanche a loro.
L’unico che ha beneficiato di qualcosa è George, il prediletto, che sperava in realtà molto molto di più.

L’Ispettore Grant interrompe le proteste con un gesto della mano:
Basta così signori! Veniamo a noi ora. Nessuno di voi aveva visto il testamento, il defunto lo aveva scritto dopo il suo matrimonio e nessuno di voi sapeva che si fosse sposato, dico bene?”
“Sì, è così” – risponde George. Anche gli altri annuiscono.
“Invece qualcuno sapeva! Qualcuno che temeva che Ashton cambiasse idea se fosse venuto a sapere una certa verità”.
“Ma di che parla? Quale verità?”
“Ricordate che vi parlai di una certa Marta Fox, la prostituta uccisa pochi giorni fa? Il signor Edward andò a trovarla proprio quella mattina, lasciando la nipote Annalise ad aspettare tutta sola.
“Io non ho ucciso nessuno Ispettore! La trovai morta, lo dissi subito!”
“Lo so, lei è colpevole quantomeno di vigliaccheria. E’ vero, la donna era già morta… dalla sera prima. L’autopsia ha stabilito che fu uccisa verso mezzanotte del giorno prima. Marta Fox ricattava il suo assassino.”
Stupore e sconcerto dei presenti.
“Sì, la donna sapeva qualcosa che se fosse giunta all’orecchio di Charles Ashton avrebbe fatto saltare tutto il piano”.
“Il piano? Quale piano? Insomma Ispettore parli chiaro!”
“D’accordo. Un piano diabolico architettato da due individui senza scrupoli, che non hanno esitato ad uccidere due persone per avidità. Cosa sarebbe accaduto se Ashton avesse saputo che Carolyn la sua bella e giovane moglie era stata una prostituta?”
“Oh mio Dio!” – Carolyn balza dalla sedia rossa in volto – non è vero!”
“Oh sì che è vero signora. Ha commesso l’errore di confidarsi con Marta Fox, la quale, invidiosa del suo ricco matrimonio, pretendeva del denaro in cambio del suo silenzio. Le mie indagini al villaggio hanno dato buoni frutti. Ci sono ancora uomini che si ricordano bene di lei”.
“Non l’ho uccisa!”
“Lo so, è stato il suo complice e amante, non è così… Robert Stafford?”
A questo punto lo sconcerto è palpabile, nessuno osa fiatare. Gerardine ha un mancamento, Angela la sorregge.
“Lei ha intrecciato una relazione con Gerardine Ashton, per essere vicino alla sua amante il più possibile e mettere in atto il suo piano criminale”.
Robert con un sorriso sornione sfida Grant:
“Ma lei che ne sa? Io sono arrivato qui al mattino”.
“Niente affatto, anche lei è piuttosto conosciuto al villaggio, è famoso per l’assiduità con cui frequenta certi ambienti. L’hanno vista entrare dalla Fox e uscire di corsa dalla casa verso la mezzanotte, ora appunto della morte. Ho dei testimoni che giureranno in tribunale e… poi c’è questo!”. L’Ispettore estrae dalla tasca un accendino: “Non è suo questo? Le iniziali dicono di sì!”
Robert impallidisce.
“Ovviamente doveva morire anche Charles, per poter ereditare le sue fortune. Mentre lui dormiva, Carolyn l’ha fatta entrare dalla finestra, lei Robert l’ha ucciso facilmente, poi siete usciti insieme dal retro, nessuno vi ha visti scendere le scale, erano tutti in sala da pranzo, avete raggiunto il capanno non molto distante da qui e avete inscenato il rapimento. Poi lei Robert è tornato da Gerardine, convinta che avesse voluto fare una passeggiata. Carolyn è rimasta nascosta alcuni giorni per poi riapparire con la sua storia assurda, tutta sporca e lacera. Abbiamo trovato resti di cibo nel capanno. Robert, dica la verità, non può più negare”.

Robert guarda Carolyn, pallida e stravolta e le si avvicina:
“Amore perdonami, è finita. Io non andrò in galera, a nessun costo, lo sai”.
Lei annuisce e mormora:
“Neppure io”.
Si scambiano un bacio e uno sguardo d’intesa, poi lui estrae la pistola, spara a Carolyn e poi a se stesso, fra le urla generali. Anche l’Ispettore Grant resta sbalordito, è stato tutto così veloce che non ha potuto far nulla.
Non rimane altro che far portare via i cadaveri.
FINE