Capitolo ventiduesimo
A una certa età quasi tutti sentono la nostalgia dell’infanzia, la voglia di ritornare alle radici.
E’ quello che successe al gruppo di amici con cui Caterina era cresciuta in quella zona di Sestri chiamata “Dai Frati”, nome dovuto alla Chiesa che sovrastava la Baia.
Decisero di incontrarsi, alcuni non si vedevano da anni, ma si ricreò subito l’atmosfera di allora.
Erano diventati ingegneri, imprenditori, professori, c’era anche un Monsignore ma il presente non contava.
L’affetto, gli scherzi, le battute di allora: un salto nel passato di cinquanta anni.
Si vedevano abitualmente e Caterina con Nino e Maria da Genova raggiungevano Sestri, il luogo d’incontro.
Prima organizzarono una mostra fotografica e poi un coro nel quale la maggior parte dei coristi seguiva quei pochi che avevano una bella voce.
Ma lo scopo era divertirsi e riportare alla luce quelle tradizioni che si stavano perdendo: la lingua usata era rigorosamente il “Sestrino”
Caterina invecchiava con Twin: per fortuna era sempre stata una gattina sana, ma purtroppo non eterna.
Aveva venti anni.
Cominciò a non fare più le sue corse, a mangiare poco e a bere molto.
Il veterinario disse che era arrivata a una età eccezionale per un gatto e di lasciarla in pace.
Morì dolcemente nella sua poltrona preferita, fu sepolta sotto un abete nel giardino di Firenze dove Tullio, sempre premuroso con la cognata, mise una piccola lapide per ricordare l’amica di una vita di Caterina.
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Wendy e Nelson non avevano avuto figli, loro si erano conosciuti troppo tardi, ma ciò non costituiva un problema, stavano bene insieme e un bel gruppetto di bambini frequentavano la loro casa.
Erano figli di immigrati che vivevano ad Harlem e non potevano permettersi scuole costose.
Dando loro lezioni di musica e di canto scoprivano veri talenti naturali.
Riuscivano a riunirli in piccoli gruppi dove si fondevano le culture musicali che avevano ereditato dai loro antenati.
C’erano portoricani, sudamericani, africani e due piccoli italiani i cui nonni erano emigrati in cerca di fortuna.
Avevano un’idea molto vaga dell’Italia e Wendy gliela descriveva come il paese delle favole.
Era già arrivato il 2000, la vita scorreva piacevole, Wendy e Nelson invecchiavano insieme raccogliendo i frutti di ciò che avevano seminato.
L’ 11 Settembre del 2001 un fatto sconvolgente cambiò la vita degli americani: l’attentato alle Torri Gemelle.
Tutti videro il simbolo della forza, della sicurezza, della supremazia sul resto del mondo, sbriciolarsi in pochi minuti.
Tutti avevano paura, non ci si fidava più gli uni degli altri, vennero fuori sospetti, incertezze, controlli a non finire.
Ma poi lo spirito dei pionieri ebbe la meglio, pianti i morti, si iniziò subito la ricostruzione e Wendy ammirò ancora di più quel grande paese che nella sua costituzione aveva scritto: tutti hanno il diritto di essere felice.
Gli anni passavano: Wendy era una bella signora che non dimostrava affatto la sua età, capelli cortissimi, occhi limpidi e fisico ancora atletico.
Nelson si era un po’ appesantito, i capelli erano diventati grigi ma era sempre un uomo affascinante.
Non suonavano più in pubblico ma lo facevano spesso con gli amici e i nuovi allievi.
Si concedevano lunghe vacanze in una casa nel Vermont che apparteneva alla famiglia Stone.
Lì si ritrovavano tutti e facevano lunghe passeggiate nei boschi, gite in barca, andavano a pescare nel fiume
I nipoti erano molto affezionati a loro, avevano anche imparato l’italiano per far piacere alla zia.
In inverno la neve ricopriva tutto.
Era un paesaggio fiabesco: ci si aspettava di vedere arrivare Babbo Natale con le sue renne.
Wendy aveva cercato di raccontare loro di Gesù Bambino ma il simbolo della Coca Cola aveva vinto.
E lei pensava a quando, dopo la messa di mezzanotte ai Frati, la famiglia Nicolini si riuniva davanti al presepe e la statuetta di Gesù veniva sistemata tra il bue e l’asinello.
Tornati a casa da una vacanza Nelson cominciò a sentirsi affaticato, non aveva più fiato per suonare la tromba, sentiva dolori al petto.
La diagnosi fu la peggiore: un tumore inoperabile al polmone con metastasi già diffuse.
Wendy aveva trascorso tutta la vita senza conoscere la sofferenza, il suo destino era stato particolarmente benevolo.
Ora anche per lei era giunto il momento di affrontare ciò per cui era fuggita da Caterina.
Rimase vicino a Nelson con coraggio, amore e il cuore straziato.
Vederlo soffrire era tremendo ma trovava il modo di consolarlo, non farlo mai sentire solo, condividevano quel momento che tutti dobbiamo affrontare.
Era lì quando morì e una parte di lei se ne andò con lui.
Gli amici fecero un funerale nel vecchio stile New Orleans, con la Band che suonava dei Blues mentre lo accompagnavano in Chiesa e alla fine della cerimonia l’immancabile “When The Saint Go Marcing in “.
Senza Nelson Wendy sentì che era finita la sua fuga, basta nuove avventure, la vita a New York non aveva più alcun senso, era ora di tornare a casa.
Organizzò tutte le attività che aveva intrapreso con Nelson.
Lasciò che i nipoti si occupassero dei suoi affari e con le cose più care, la tromba di Nelson e la sua chitarra, partì per l’Italia.
Continua…..