Come cavolo sono finito in questo tunnel? “ si chiedeva Mauro ripensando al tempo in cui il suo orizzonte era sconfinato e poteva serenamente respirare ad ampi polmoni la vita scegliendo il sentiero da percorrere con cuore leggero. Quante scelte aveva fatto lanciando una moneta! Il mondo era suo ed una vita piena di gratificazioni lo stava aspettando.

Certo, era stato tanto tempo fa, una vita fa.

Si era impegnato con determinazione e sacrificio nella costruzione del suo futuro, perché ‘Volere è potere’ gli avevano ripetuto fino alla nausea da piccolo e lui ci aveva creduto fino in fondo.

Così, quando era giunta l’ora di spiccare il volo, si era addentrato nella sua vita con determinazione e talvolta azzardando scelte ardite ma sempre con quel fiducioso ottimismo appannaggio di chi sta dalla parte del giusto.

Ma, si sa, la fregatura, i trabocchetti più impensabili, le invidiose cattiverie stanno sempre in agguato e poi, quando oramai ci sei caduto dentro con entrambi i piedi, è fatta: più ti dimeni e più sei fottuto, un po’ come capita nelle sabbie mobili.

Era accaduto che dopo un entusiasmante slancio iniziale erano arrivati i primi lacci, le prime pastoie a cui si era dovuto adattare sperando fossero aggiustamenti temporanei e che tanto, prima o poi, ne sarebbe uscito.

Così, piano, piano, rinuncia dopo rinuncia aveva ridimensionato le proprie aspettative fino ad avere un lavoro così così, una donna accanto così così, due figli-alieni così così… mentre intanto il suo orizzonte si faceva sempre più stretto ed i voli sempre più bassi come quelli di un uccello a cui ogni giorno vengano un po’ di più ridotte le ali.

Ed ora si sentiva come fosse scivolato dentro ad un cunicolo asfissiante e più si dava da fare per uscirne e più ne restava imprigionato. Rapporti distrutti, debiti, toppe peggiori dello strappo, qualche guaio con la salute

Quando poi arrivò la botta finale che come un torrente si convogliava in quella strettoia, pensò che quella fosse davvero la fine: sarebbe di sicuro morto affogato lì, dove era ormai imprigionato con tutto il corpo tranne il capo per cui ancora poteva appena respirare.

Era la fine quella, ne era consapevole ma in un ultimo scatto di rabbia ed orgoglio prese ad urlare la sua disperazione ed a scuotersi, a dimenarsi convulsamente. No, non doveva finire così.

Inaspettatamente, sentì che piano piano ciò che lo stava inghiottendo si modellava intorno come creta, stava allentando la presa.

Forse, pensò, era solo tutto un incubo creato dalla sua mente stanca. Forse.

Che strano, poi! In un ultimo lampo di coscienza percepiva che i suoi piedi non avevano più appoggio e che un bagliore, appena un guizzo di luce veniva dal basso, da quel fondo che non c’era più.

Forse era solo frutto della sua disperazione, delle sue illusioni dure a morire, chissà.

Che fare allora? Aggrapparsi alle residue certezza e magari morire soffocato da esse o piuttosto prendere un ultimo disperato respiro e lasciarsi scivolare giù verso l’ignoto?

Un senso di vuoto lo assalì come al confine tra la vita e la morte.

Aveva una paura fottuta ma un tuffo nel vuoto poteva magari rappresentare l’inizio di una seconda possibilità, di una seconda vita…rinascere oppure morire, tuffarsi nella luce come quando nascendo aveva lasciato il grembo di sua madre...

Così Mauro raccolse briciole del proprio coraggio, prese un gran respiro, strinse i pugni e si lasciò precipitare in quella luce laggiù.

(Foto presa a Sara L.P.   Origine web)