Prima parte
Una Baia che sembrava disegnata con il compasso, la spiaggia, da una parte un gruppo di case affacciate sul mare, dall’altra una manciata di scogli.
Il tutto sovrastato da una chiesetta in cima a una collina ricoperta di pitosfori, palme e agavi
Tutto il mondo era lì, non c’era bisogno d’altro.
Gli abitanti erano famiglie dignitose, composte da nonni, genitori e figli.
La guerra era finita da pochi anni e tutti avevano voglia di godersi la vita dopo gli scampati pericoli .
Erano le stagioni e le feste, soprattutto quelle religiose, a scandire il tempo.In primavera tutto si risvegliava.
Si spalancavano le finestre e la vita si svolgeva fuori casa.
I bambini usciti da scuola, giocavano sulla strada o sulla spiaggia dove le donne stendevano il bucato e si riunivano a cucire, fare la maglia e riposare.
Sugli scogli comparivano i primi turisti: erano Olandesi, molto discreti, facevano lunghe nuotate nel mare ancora freddo per gli abitanti del posto.
Avendo la pelle delicata si spalmavano di oli che spargevano un alone di profumo dolciastro intorno a loro.
Non disturbavano i piccoli pescatori che sugli scogli si cimentavano con le loro canne costruite artigianalmente: quelle per i più piccoli avevano il galleggiante, i più grandi sentivano il tiro della lenza quando il pesce aveva abboccato.
Di solito si faceva incetta di zingarelle, piccoli crenilabri, occhiate e ghiozzi.
Si evitavano le bavose.
Le mamme avevano il materiale per fare una bella frittura.
I cornetti attaccati agli scogli erano usati come esca, si trovavano anche patelle e ricci.
Ogni scoglio aveva un nome a seconda della forma o della posizione.
La puntetta, la sardegna e la corsica, la careghetta che aveva la forma di un divanetto dove si stava comodamente seduti con le gambe a bagno e il corpo fuori dall’acqua.
C’era poi la marinetta dove gli scogli erano lisci a differenza della grattaina che era dolorosa da attraversare.
Il piombino, magnifico trampolino per i tuffi e la neigra, ultima punta che chiudeva la Baia.
Certe albe, quando l’aria era particolarmente tersa, i genitori svegliavano i figli che assonnati erano trascinati alla finestra per vedere una macchia scura all’orizzonte.
Era la Corsica e i bambini sognavano di terre lontane, abitate da pirati.
Per la festa del Corpus Domini la Baia si vestiva a festa.
Appesi alle finestre comparivano lenzuola ricamate, drappi colorati.
Sulla strada valenti pittori disegnavano con i gessetti figure di argomento religioso.
Il tutto veniva ricoperto di petali di fiori coloratissimi che erano stati raccolti nei giardini dietro alle case o sulla collina.
Nessuno calpestava quei capolavori anche quando passava la processione che andava alla Chiesa.
Solo il sacerdote che portava l’Ostensorio poteva camminare su di essi.
Per San Giovanni Battista invece la Baia andava a fuoco.
E’ tradizione per questa festa fare dei grossi falò con la legna raccolta dai ragazzi i giorni prima dell’avvenimento.
Si andava a raccattare ovunque ci fosse qualcosa da bruciare; il tutto veniva accumulato sulla puntetta.
Era una gara tra i vari quartieri ma il falò della Baia era particolarmente suggestivo perché illuminava il mare.
Era un trionfo di bagliori nella notte resa ancora più magica da decine di lumini galleggianti che lanciati sul mare lo rendevano rosso
E così arrivava l’estate…
Tutto cambiava perché la popolazione della Baia raddoppiava o forse triplicava.
“I bagnanti” per lo più ricchi milanesi si impadronivano della Baia ma lo facevano con presunzione e senza rispetto.
Affittavano le case e gli abitanti si trasferivano in poche stanze o nei magazzini; sì che questo procurava loro un bel guadagno ma era brutto veder trattare con sufficienza le proprie cose, abbandonare le proprie case a persone che non sapevano apprezzarle.
La spiaggia si popolava di gente rumorosa, di bambini capricciosi.
Il mare era solcato da motoscafi che con i loro motori violavano il silenzio e lasciavano puzza di benzina.
Erano anche pericolosi per i ragazzi del luogo che con la maschera esploravano i fondali, scoprendo mondi magici popolati da pesci colorati, polpi che si nascondevano in piccole grotte, alghe che ricoprivano gli scogli e ondeggiavano al movimento dell’acqua.
Per fortuna, poco prima del tramonto, tornava la pace.
Allora si costruivano, con la sabbia, piste con salite, gallerie, curve, rettilinei per le volate.
E poi con le biglie si iniziavano gare degne del Giro d’Italia.
I pomeriggi d’estate erano anche l’ideale per giocare a calcio, a palla prigioniera, a guardia e ladri.
Ci si poteva nascondere nei portoni bui e umidi, dentro le barche tirate in secco, dietro ai muretti.
Oltre alle grida dei giocatori si sentiva anche il suono della palla che rimbalzava sui tamburelli.
Quando si faceva buio ci si sedeva sui muretti che separavano la spiaggia e la strada a chiacchierare, a scherzare e prendere il fresco.
C’era una notte in cui la Baia diventava di nuovo lo scenario di uno spettacolo magico: la festa della Barcarolata.
Il contorno delle case veniva ricoperto da
piccole lucine e in mare decine di barche illuminate nei modi più fantasiosi, sfilavano sotto gli occhi incantati delle persone assiepate sulla spiaggia.
L’ estate volgeva al termine ma regalava certe giornate settembrine in cui il mare era particolarmente limpido, le case più colorate, gli scogli più scuri.
Un altro avvenimento straordinario era la comparsa, al mattino presto, di un leudo, l’imbarcazione più grossa che arrivava così vicino alla riva.
Sembrava la nave di Peter Pan ma sopra non c’erano pirati.
Era carica di botti di vino che arrivavano da isole lontane.
Questo vino scorreva attraverso tubi che direttamente dal leudo passavano in mare, sulla spiaggia, sulla strada e poi arrivavano nelle cantine delle osterie.
L’odore del vino si spandeva per tutto il golfo.
Dopo pochi giorni la barca ripartiva e tutto era finito.
Cominciava l’autunno con venti impetuosi, la pioggia che si confondeva con il mare grigio, le mareggiate che portavano sulla riva le cose più strane.
Una di queste mareggiate particolarmente violenta, costrinse gli abitanti a fuggire in piena notte attraverso gli orti che erano dietro le case perché il mare aveva invaso la strada, entrava nei portoni e gli spruzzi arrivavano sui tetti.
Provocò molti danni e così si decise di costruire una diga.
continua……