LETTERA DI UNA EX RAGAZZINA AD UN IMPOSTORE DI PROFESSIONE

Ecco, sulla bontà di Babbo Natale ho sempre nutrito seri dubbi.
Non ho mai voluto fare foto seduta sulle sue ginocchia.
Ho sempre preferito mantenere una certa distanza.
Mai fidarsi di chi gira con un parruccone ed una barba palesemente finta!
Eppoi ride troppo.
Risata falsa.
Più che bonario, mi sembra uno psicotico.
Uno che ti spia mentre fai la doccia.
O sei appartata col tuo ragazzo.
I miei desideri non li ha mai esauditi.
Come a nessun altro di quelli che conosco.
E’ ipocrita.
Ai ricchi, regali da ricchi.
Ai poveri, regali da poveri.
Regali su commissione.
Mai su richiesta.
Così, anche quest’anno, ai bambini col papà disoccupato o cassa integrato, come ai figli degli immigrati, toccheranno i giocattoli tossici delle bancarelle dei cinesi.
E a molti neppure quelle.
Quelli benestanti, invece, come al solito avranno il meglio del meglio.
Sospetto fortemente che Babbo Natale sia al soldo del ministero dell’ingiustizia.
Un mercenario.
Insomma ci ha preso anche lui per dei coglioni.
Arriva, con gran spolverio di neve e trambusto di slitte. E renne in ottima forma.
Spettacolari gli effetti speciali.
Scenografia classica. E ridondante.
Entrata stile Hollywood.
Noi, impalati, guardiamo rapiti verso l’alto, con la bocca spalancata, in attesa che piova manna. O caramelle, che va comunque bene.
Ci becchiamo anche tutto il freddo per applaudire alle sue ormai collaudate performance. Alla solita recita.
Tanto c’è sempre chi ci casca.
Vuoi perché è un sognatore.
Vuoi perché è un dogmatico.
Vuoi perché è un imbecille.
E’ soprattutto su questi ultimi, che sono la maggioranza, che conta il mandante natalizio dell’ingiustizia sociale, inflitta anche ai bambini col consenso entusiastico dei genitori.
Il popolo si educa ad abboccare e a subire, fin dalle fasce.

“Non è questo che io ho chiesto nella mia letterina. Sono stata buona tutto l’anno. Ho perfino sopportato zia Cloridea. E cercato di capire il teorema di Pitagora. E mangiato, senza fare storie, pure la minestra di broccoli, che solo l’odore mi fa vomitare”

– Dai, non essere drammatica, Mari, accontentati. Babbo Natale ha tolto qualcosa a te per dare ad un altro bambino che ha ancora meno. Dovresti esserne fiera –
– Ma perché continua a togliere a me, che già ho così poco, e non al figlio di qualche industriale?-
– Potevi non avere nemmeno questo. Accontentati –

Ecco, noi siamo abituati ad accontentarci.
A prendere tutto con filosofia.
A cercare il positivo anche nel buco più profondo e puzzolente della vita.
Ed è Babbo Natale che c’instrada.
Con l’ausilio dei genitori.
E se qualche bambino, con intelligenza più viva, con maggior spirito critico, o solo con più spiccato senso della giustizia, non lo accetta, non è più un bambino buono.

Meriteresti solo cenere e carbone.
Questo il verdetto castrante degli adulti.
Gli intermediari di Babbo Natale.
I consegnatari delle letterine.
Quelli abituati ad accontentarsi.