«Chi è quell’uomo?»
«Quale uomo?»
La ragazza puntò il dito verso un uomo magro, con i capelli bianchi, seduto su uno scoglio di fronte al mare.
«Non indicare, Sissi!» la redarguì il ragazzo che era con lei, «se ti vede è capace di venirci a chiedere la carità!», e rise alla sua battuta.
Anche altri si unirono alla risata collettiva, mentre la prima ragazza rimase un po’ incerta se fosse lei o quello strano uomo l’oggetto della burla.
«Sono giorni che è lì…»
«Forse è morto…»
«Seee, un morto che sta seduto! E poi ogni tanto si muove, non vedete?»
In effetti l’uomo non era immobile: ogni tanto si passava una mano tra i capelli, o raccoglieva pietruzze che poi lanciava in mare, lontano. Sembrava ignaro di essere osservato, o non se ne curava.
Il gruppo di ragazzi continuò ad osservarlo ancora per un po’, poi la loro attenzione fu attirata da due donne in costume che si recavano alla spiaggia.
Alte, entrambi bionde, gambe lunghe ed abbronzate, bikini che sembravano fatti per accentuare le forme più che per nasconderle in quei pochi centimetri quadrati di stoffa, le due sfilavano davanti al gruppo ben consapevoli dell’effetto che stavano provocando.
«Potete anche smetterla di sbavargli dietro», commentò acida una ragazza del gruppo, «tanto quelle sono fuori portata per voi sfigati!»
Era vero: le bionde potevano avere venticinque o anche trent’anni, e non si sarebbero certo interessate a ragazzini ancora sulla soglia della maggiore età.
«Forse ti piacerebbe provarci tu», le rispose piccato uno dei ragazzi, «magari per una lesbica faranno uno strappo alla regola».
Ci fu un momento di gelo. Il ragazzo che aveva parlato si rese conto di aver commesso una gaffe, ma non volendolo ammettere si alzò e andò a sedersi vicino all’uomo che stavano osservando poco prima.
Lo sconosciuto registrò la sua presenza volgendo il capo verso di lui, poi ritornò a fissare il mare.
‘Cosa voleva questo scocciatore?’ era il chiaro messaggio.
Il ragazzo non si rassegnò:
«Bella giornata, vero?» disse.
Il cielo era grigio, spirava un forte vento di mare e le onde si increspavano in ciuffi di schiuma, come ad attendere l’acqua dal cielo. Aveva detto un’altra idiozia: ma cosa gli succedeva oggi?
«A me questo tempo piace.»
L’uomo gli aveva risposto.
«Il mare in tempesta, il cielo che si prepara al temporale, tutto questo ha una grande energia che sembra pervadere l’aria, penetra attraverso i pori, risale lungo la kundalini e s’irradia alla base del cervello: è la vita che si rigenera.»
Il ragazzo non sapeva cosa dire. Adesso l’uomo gli sembrava davvero misterioso.
«Sì», si arrischiò, «è molto bello».
«No, tu non capisci niente. La bellezza è solo un canone convenzionale: quello che ora è bello domani non lo sarà più, o viceversa, ma tutto ciò che è impermanente non esiste, non ha un sé proprio, è vuoto di sé e pieno di vacuità. Mi capisci?»
Vedendo che l’altro non sapeva cosa rispondere, l’uomo continuò, stavolta più dolcemente:
«Lo so, sono termini difficili, ma pensa a quella ragazza con cui stavi parlando. Ora è bella, ma tra cinquant’anni come sarà?»
«Magari tra mezzo secolo sarà morta…»
«Sì, e anche tu, forse. Io certamente, e infatti neanche la vita ci appartiene. Ma tutto quello che non è impermanente è illusione.»
«Ma allora, cosa non è illusione?»
L’uomo tornò a guardare il mare.
«Non lo so. Il mare, le onde, questo eterno fluire, il cielo, le stelle, lo scoglio su cui sono seduto in questo ventoso giorno d’estate».
Alcuni ragazzi del gruppo, incuriositi, si avvicinarono ai due, ma ormai l’uomo si limitava a guardare il mare. Le onde salivano e scendevano, s’infrangevano sugli scogli in un turbinio di schiuma, mentre l’acqua profonda si colorava di sfumature verdastre e lasciava intravedere a tratti le pietre del fondo.
«George», lo chiamò una ragazza, «noi andiamo giù alla spiaggia a fare un bagno. Vieni?»
Lui guardò il lido sabbioso in fondo alla baia, dove il mare si frangeva piano sulla spiaggia protetta dal frangiflutti, gli ombrelloni, le sdraio, i bambini che giocavano a palla.
Poi il suo sguardo si posò sullo spettacolo selvaggio della scogliera esposta al vento ed al mare, sentì l’odore dello iodio nelle narici, le gocce d’acqua nebulizzata che gli bagnavano i capelli sulla fronte, gli stridii degli uccelli marini che cercavano le loro prede appena sotto la superficie, il richiamo delle insondabili profondità dell’oceano che sembravano chiamarlo.
«Grazie», rispose, «ma credo che resterò qui».
La ragazza alzò le spalle e raggiunse gli altri che si erano già incamminati.
George si sedette meglio e assunse la stessa posizione dell’uomo, lasciando che la natura penetrasse in lui mentre egli stesso si dissolveva nell’infinito.
Per un attimo gli sembrò di vedere un’ombra di sorriso sfiorare le labbra dell’uomo che osservava il mare.