Ogni mattina in tutto il mondo per ogni donna standard che si alza c’è una “poverina”che rimane a dormire.
Il segreto è nascere “poverina”. Sì, avete capito bene: quello della poverina è uno status che presenta un numero di vantaggi inimmaginabili ed eterni perché la “poverina D.O.C.” non evolve, non diventa meno “poverina” nel tempo e il trucco è tutto lì.
Andiamo ad analizzare il soggetto: la “poverina” è una donna non necessariamente attraente o fascinosa, l’unico requisito essenziale è NON SAPER FARE NIENTE. Ma proprio niente, nulla di nulla. E’ lei che sbarrando gli occhioni ti dice candidamente: ”No, non ho mai pagato una bolletta, non so neanche dove si pagano, a queste cose ci pensa mio padre/mio fratello/il mio fidanzato/mio marito … sono cose da uomini” oppure: “Devo chiamare l’elettricista perché non mi si accende più la luce in bagno” E tu le dici: ”Forse si è fulminata la lampadina, hai provato a cambiarla?” Lei sbianca: “Come ‘cambiarla’? Andava tanto bene quella che c’è. E poi non saprei come fare, per questo chiamo l’elettricista”. La poverina è disarmante nella sua insipienza e probabilmente anche inconsapevole del fatto che è proprio quel suo ignorare le basi di qualunque azione che esuli dalla cura della sua persona a renderla invincibile nel confronto con qualunque altra donna che, al contrario di lei, ogni giorno si trasforma in un guerriero multifunzionale, il cui aspetto fisico femminile è solo il guscio che ricopre un essere dotato di almeno sei occhi per poter controllare tutto quello che accade, soprattutto ai figli in tenera età ed evitare il peggio, avere almeno otto braccia, modello piovra, per poter contemporaneamente portare le borse della spesa, un pupo in braccio, lavare piatti/panni, stirare, rispondere al telefono, digitare sul computer il documento da inviare alla direzione/tribunale/ufficio, sgorgare il lavandino, cucinare, etc. etc., un numero imprecisato di orecchie per poter ascoltare richieste, piagnistei, ordini, lamentele, insulti, suppliche e un paio di gambe in grado di sostenere l’onere di correre da un posto all’altro alla velocità del suono per fare tutto, ma proprio tutto quello che compare nel programma della giornata, tenendo in conto gli imprevisti che di solito non mancano mai e raramente sono gradevoli come una telefonata per un invito a prendere un caffè da parte di George Clooney o la notizia di una insperata eredità.
Questo bel donnino, che potrebbe arricchire la galleria dei personaggi di Star Wars, in realtà è il prototipo della stragrande maggioranza delle donne, almeno di quelle che conosco io e di cui penso di fare parte. Ognuna di noi parte con un bagaglio di sogni più o meno realizzabili, si scontra con una triste realtà completamente diversa e invece di disperarsi, facendo bene attenzione che ciò avvenga in presenza di un esemplare maschio appetibile, inondando di lacrime la sua camicia perfettamente stirata da una povera madre-piovra, noi, tapine, ci rimbocchiamo le maniche e iniziamo la nostra mutazione verso un metalmeccanico polivalente con conoscenze di arte culinaria, puericultura, economia e finanza, prestidigitazione e miracoli.
MALISSIMO!!! Tutto questo non paga, ragazze! Nessuno vi dirà mai: ”Che brava: hai riparato il rubinetto che perdeva!” oppure “Domani ti accompagno a fare la spesa così ti aiuto” o ancora: “No, no, insisto, vado io alla riunione a scuola di Giulia, tu prenditi un pomeriggio di relax”. A nessuno verrà mai in mente di chiedervi:” Ti serve qualcosa?” Saremo noi, sempre, a chiedere: ” C’è da pagare la bolletta/andare a portare giù il cane/ riprendere Marco in piscina/ritirare le giacche in tintoria/ fare il sugo/ stendere il bucato/ andare al supermercato: ci dividiamo i compiti? ”
Le risposte sono variabili, ma tutte prevedibili: dal grugnito che fuoriesce da dietro le pagine di un giornale che resta saldamente eretto a difesa di una inespugnabile attività intellettuale, al “Io sto finendo un lavoro” protetti dallo schermo del computer dietro al quale ci può essere di tutto, ad un gelido, ma eloquente silenzio.
La “poverina” invece, parafrasando una vecchia pubblicità di un deodorante guarda caso maschile, non deve chiedere, MAI. E’ l’esemplare maschio che si offre volontario per immolarsi a qualunque sacrificio. E’ sufficiente un’espressione un po’ imbronciata, un silenzio prolungato, un cincischiare quello strano foglietto di carta con delle scritte e dei numeri in alto a destra, sussurrare: “E adesso come faccio?” perché la vittima designata accorra a salvare la povera donzella indifesa. E’ un attimo, le prende la bolletta dalle mani (trattasi di una bolletta del telefono, scadenza domani lasciata a giacere sulla consolle all’ingresso CHIUSA perché di nessun interesse e aperta per sbaglio, pensando fosse una pubblicità) e con voce intrisa di tenera sollecitudine le dice: “Dammi, ci penso io, vado subito”. E lì la “poverina”tira fuori tutta la sua maestria, lo ringrazia, aspetta che raggiunga la porta e poi gli dice: “Tesoro, visto che scendi ti dispiacerebbe andare a prendere Marco in piscina che finisce tra mezz’ora, passare in rosticceria e comprare qualcosa di pronto per cena che a me non viene proprio nessuna idea su cosa mangiare? Magari porta giù Fido così fa anche una pipì. Grazie, amore, non so cosa farei senza di te”. E a questo punto il maschio protettivo, tronfio e gongolante, lancia un: “Lo sai che mi fa piacere” e agguantando il guinzaglio di Fido imbocca le scale sentendosi un cavaliere medievale senza macchia e senza paura.
Non è solo nell’ambito delle incombenze domestiche e lavorative che la “poverina” è vincente. Il campo dove la fa da padrona è quello dei sentimenti. La vita è piena di incontri tra uomini e donne dove spesso ci sono storie preesistenti alle spalle. L’uomo in questione è attratto fortemente da voi, dalla vostra energia, dall’impegno che mettete nel fare le cose, dall’essere delle brillanti donne più o meno in carriera che nell’ambito lavorativo ottengono fantastici risultati, e anche dalla sapiente realizzazione di una cenetta romantica gustosissima e di atmosfera. Sono sinceramente ammirati dalla vostra capacità di far quadrare i conti o di affrontare problemi a loro ignoti come l’accudire figli, genitori, organizzare viaggi con annesso carico di bagagli in macchina. Sono abbagliati dalla vostra cultura, dal gusto e dalla sensibilità, dalla forza d’animo che vi fa sorridere anche mentre il mondo vi sta crollando addosso. “Sei una donna eccezionale, ma come fai?” è la frase più frequente. Questo rafforza in loro, per uno strano percorso mentale tutto maschile, anche l’attrazione fisica che provano per voi. Inizialmente minimizzano o nascondono, i meschini, la storia pregressa. Poi, arrivati al dunque, dopo due o tre notti d’amore travolgente, un giro da Leroy Merlin dove avete dimostrato di saper distinguere una chiave a cricchetto da un trinciapollo, una discussione in cui avete messo alle corde con le vostre argomentazioni l’esperto di politica internazionale, arrivati al momento in cui l’avventura potrebbe prendere una piega diversa, ecco l’ingresso trionfale, a sua insaputa il più delle volte, della “poverina”.
Con una serie di circonlocuzioni e contorsionismi verbali lui tenta di spiegare che ha in piedi da anni una storia che in effetti ha perso mordente, che non lo soddisfa più come prima, che al suo confronto i giorni che sta vivendo con voi sono la realizzazione del suo sogno più inconfessabile, ma … “Non posso lasciarla, POVERINA, lei senza di me come fa?” E mentre rimanete a bocca aperta per lo stupore, lui si lancia in una descrizione delle incapacità manifeste della sua vecchia fiamma cercando da voi la conferma che non potrebbe mai abbandonare una persona così bisognosa di aiuto. Stupefatta e attonita, ascoltate i pietosi alibi che in realtà non sono bugie perché la signorina/signora in questione è veramente incapace e per una frazione di secondo pensate ‘ Certo, come fa, poverina?’
Poi, riacquistata la lucidità, lo mandate a quel paese vomitandogli in faccia una serie di meritatissimi insulti in italiano e in dialetto, dimostrando una ulteriore cultura antropologica oltre a tutte le altre vostre doti riconosciute che nulla possono contro l’indiscusso potere della “poverinaggine”.
Vedo qualche sorriso, era quello che volevo. Essere donne non è facile in un mondo dove tutto deve essere conquistato con sudore e sangue. A volte sembra che il tempo non sia passato, che tutte le battaglie combattute e vinte si siano diluite, disperse e sembra di tornare al punto di partenza come nel gioco dell’oca. Ma c’è nelle donne una forza che si rigenera, come la leggendaria Fenice, che le fa andare avanti.
E allora possiamo dire, capovolgendo l’incipit di questo scritto, che ogni giorno per ogni “poverina” che continua a dormire o alla quale viene portata la colazione a letto, c’è una donna standard che si butta giù dal letto prima che il rinculo della sveglia la faccia rannicchiare sotto le coperte fingendosi morta per non affrontare la giornata, e mentre sorseggia il caffè prima che si aprano le ostilità, cerca di far mente locale sulla sua giornata e di trovare la forza e la temerarietà per affrontarla. Non sono solo le attività a prendere spazio e tempo, molto fanno anche i pensieri. Lasciare andare la mente a considerare cosa succederà in conseguenza a questa o quella decisione, come sarà il prosieguo di quell’azione. Una donna è abituata ad avere una visione circolare della vita, non si fossilizza mai su un solo argomento o problema, al contrario degli uomini che ragionano a compartimenti stagni e prendono in considerazione solo una cosa alla volta (sono incapaci strutturalmente di fare più cose insieme, è provato scientificamente, tranne forse ravanare i gioielli di famiglia con una mano e contemporaneamente con l’altra azionare il telecomando su trasmissioni di calcio). Una donna gioca su più tavoli, sempre, assumendosi le responsabilità e rischiando in proprio. E continuando a cercare di scardinare totem e tabù millenari.
Sento ancora con raccapriccio che ai colloqui di lavoro la prima cosa che chiedono ad una donna in età fertile è: “Non avrà mica intenzione di fare un figlio, vero?” Ad una ragazza che conosco, contratto a progetto, quando ha annunciato che si sposava hanno detto: “Per il prossimo anno vediamo, magari torni dal viaggio di nozze già incinta … non sei tu il cavallo vincente sul quale puntare”. IL CAVALLO VINCENTE? Siamo nel 2018 e queste cose mi sembravano improponibili trent’anni fa quando mi affacciavo io sul mondo del lavoro. Adesso vedo donne che si barcamenano tra una famiglia complessa, spesso monogenitoriale, magari con problemi che non si pensava mai di dover affrontare (figli disabili, per esempio), mancanza cronica di lavoro fisso, conseguenti problemi economici e varia umanità. Ciononostante riescono a non perdere il sorriso e la grinta. A volte fanno quattro o cinque “lavoretti”, malpagati e rigorosamente “in nero” per sbarcare il lunario, hanno fatto della condizione di precaria la loro professione, si reinventano ciclicamente tuffandosi non senza paure in nuove imprese e la sera, spegnendo la luce, possono dire: “ Anche questa giornata l’abbiamo portata a casa”.
Diciamoci la verità, essere donne non è semplice, ma io, pur non essendo nata “poverina” (perché ricordate che “poverina” si nasce, non si diventa, non esistono corsi per diventarlo: se ci fossero ci sarebbero liste d’attesa lunghissime!) non mi cambierei. Io mi preferisco così e preferisco così anche le donne che conosco. Perché, come canta Fiorella Mannoia:
“… la vita è un brivido che vola via, è tutt’un equilibrio sopra la follia …”.