Curiosa la memoria, quella che si insinua nei momenti più inaspettati e ti costringe a viaggiare nel tempo, a tornare indietro a giorni che credevi sepolti sotto cumuli di polvere degli anni. Basta poco, una sera noiosa, girellando su un social network ti imbatti in una sorta di classifica canora dei tuoi anni ruggenti e ti aggreghi postando le tue hit del periodo. Anni indimenticabili quelli per la musica: nulla è minimamente paragonabile ai ’60 e ’70 per la ricchezza e la meravigliosa eterogeneità dell’offerta musicale. Forse l’unica vera rivoluzione globale che sia mai stata fatta in tutto il mondo è quella musicale di quegli anni magnifici. Mentre posti il link nostalgico, ti viene in mente che i tuoi dischi erano  45 giri, un oggetto che oggi non è più in vendita se non in mercatini o tra gli appassionati del settore. Un piccolo cerchio perfetto, nero, lucido capace di emettere suoni e voci evocativi, romantici, trascinanti, psichedelici, travolgenti. Il 45 giri lo andavi a comprare con i soldi della paghetta messi faticosamente da parte e lo ascoltavi il più delle volte in salotto, sul giradischi dei tuoi genitori, i quali sbuffando e temendo il peggio ti facevano mille raccomandazioni:

“Attento alla puntina, abbassa il volume, puliscilo bene, basta con ‘sta musica, l’avrai sentito 100 volte!”

E tu volevi sentirlo cento volte ancora perché la musica non è mai abbastanza. Ma ecco la più rivoluzionaria delle trovate: il mangiadischi. Una magica scatoletta dove si infila il disco e si può ascoltare e riascoltare, basta infilarlo dentro nuovamente quando finisce o cambiarlo con un altro. Puoi portarlo ovunque perché va a batterie, le care vecchie pile. Dunque, non più richieste e rifiuti genitoriali, non più ascolti “a tempo”, ma musica a volontà dove e quando vuoi, anche al mare, anche per strada, ovunque. Ho amato immensamente il mio mangiadischi. Era un Irradiette Mini verde pisello, quasi fosforescente. Me lo aveva regalato mio padre, dietro mie pressanti richieste. Lo portavo ovunque insieme ai miei dischi prediletti. Ricordo la prima volta che lo portai in spiaggia, i miei amici rimasero a bocca aperta: avevo guadagnato migliaia di punti in popolarità. Erano tempi in cui ogni conquista, anche la più piccola, rappresentava un traguardo e ci spronava ad andare avanti, a cercare con curiosità il nuovo, il “diverso dal solito”, ci arricchiva la mente e lo spirito. Sono passati molti anni da allora e mi rendo conto che a volte, nonostante l’inappropriatezza dell’età, mi sento ancora così, dentro. Il mio mangiadischi verde, per fortuna, non ha ancora smesso di suonare nella mia memoria.