Quali sono le differenze tra un racconto e un romanzo? Facile a dirsi: il racconto è breve, duemila o ventimila caratteri, il romanzo è lungo, almeno ducentomila.
No.
La lunghezza è una conseguenza delle peculiarità caratteristiche delle due forme di componimento scritto, in realtà i motivi della differenziazione sono diversi e molto più profondi.
Ma andiamo con ordine: anche considerando la sola lunghezza il racconto non è l’unico tipo di testo breve, e neanche il più nobile e antico. Prima del racconto c’era la novella, che ha origine in estremo Oriente in età probabilmente pre-storica ed è caratterizzata da una struttura semplice e diretta, finalizzata a suscitare l’interesse del lettore, o dell’uditore, visto che le composizioni orali hanno in genere questa caratteristica. La novella si svolge in tempi e spazi determinati, aspira ad essere rappresentativa perché spesso i suoi personaggi costituiscono esempi di tipologie umane ed è chiusa, spesso con un finale ad effetto.
Ops! Vi state domandando, stai a vedere che finora ho scritto novelle senza essermene accorto!
In questo caso niente paura, siete in buona compagnia, visto che “Le mille e una notte” e il “Decameron” sono appunto raccolte di novelle collegate da un filo comune, generalmente esterno al contenuto della narrazione. Ma allora raccolte come “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout sono una raccolta di novelle?
No, perché non basta un collegamento esterno o interno ad una serie di racconti per creare una raccolta di novelle. Bisogna che i racconti siano novelle, e quelli del libro in questione (tralasciando che secondo alcuni è scritto in forma di romanzo, ma io non sono d’accordo), non lo sono.
Il racconto infatti è figlio della novella, o meglio, una sua evoluzione per palati più raffinati, perché i suoi personaggi godono in genere di un approfondimento psicologico e sono quindi rappresentati come individui con caratteristiche originali, le descrizioni sono accurate, la narrazione utilizza spesso voci di primo, secondo e terzo livello e i dialoghi tendono sempre di più ad essere stringati e finalizzati alla progressione della storia, secondo le regole del “show-don’t-tell”. Il racconto inoltre non si cura in genere della presentazione dei personaggi e non si dilunga nella descrizione dell’ambientazione, se non per quanto è necessario per lo sviluppo della storia: gli antefatti sono lasciati all’immaginazione del lettore, in un gioco quasi di enigmistica volto a coinvolgerlo, e i finali sono frequentemente lasciati aperti, in modo che il testo possa condurre su diverse strade.
E il romanzo? Il romanzo, testo letterario in prosa per eccellenza, ha caratteristiche diverse dall’una e dall’altra delle forme sopra menzionate, ma se dovessimo cercare un’unità stilistica dovremmo dire che si avvicina di più alla novella che al racconto, perché i suoi personaggi e la sua trama sono curati dalla presentazione sino alle battute finali, e se del racconto hanno l’approfondimento psicologico, della novella il romanzo conserva la necessità di avere trame che osservino le regole dello storytelling, anche se non necessariamente fabula ed intreccio corrispondono. Naturalmente, essendo le sue dimensioni molto maggiori di quelle della novella e del racconto i personaggi saranno più numerosi, esisteranno delle sottotrame funzionali allo sviluppo della storia e almeno i protagonisti avranno una evoluzione nel corso della narrazione che corrisponde ad una delle tipologie archetipiche descritte nella mitologia dell’Eroe di Campbell, nel “Viaggio dell’Eroe” di Vogler e nell’Arco di trasformazione del personaggio” di Dara Marks, anche se qui ci spingiamo al confine con la sceneggiatura.
Inutile dire che, essendo il romanzo di gran lunga la forma letteraria di maggiore successo commerciale si è differenziato in decine di generi e sottogeneri, per la gioia dei lettori e dell’editoria, e sempre più è destinato a farlo, fino a sfumare in composizioni ibride con i nuovi sviluppi del mondo dell’informazione. D’altra parte già prima della Seconda Guerra mondiale le contaminazioni tra letteratura e cinema erano innumerevoli, e l’avvento della televisione e di internet sta mutando in maniera molto rapida il panorama culturale e le modalità di interazioni tra gli individui.