“Sola non cura il mio triste languire,
e sola il può curar; chè solo a lei
il mio viver è in mano e il mio morire.”
(Matteo Maria Boiardo – Amorum libri tres)
UNA DONNA FUORI DAL COMUNE
Quanto Madame per sua natura era arrogantemente portata a celare, tanto, invece, la biondina sfacciatamente amava esibire.
Si era data a lui senza infingimenti, con un entusiasmo univoco, senza esigere promesse né appellarsi agli emendamenti dell’amore.
Neppure aveva mai chiesto chi fosse l’altra, quella di cui lui farneticava e della quale nel sonno mormorava il nome.
Cancellare quel nome dalla sua memoria sarebbe stato per lei facile, un gioco di magia elementare, ma le amnesie, gli stordimenti e i filtri, erano strategie vietate in quella particolare disputa.
Ovviamente, Costanza, era ben dentro la storia dell’altra, della quale una notte era stata alleata e complice in un sessualissimo menagè a trois, e in quello stesso letto, non solo ne conosceva il nome ma l’aveva vista in azione e da subito aveva capito che si sarebbe dovuta confrontare con un’avversaria assolutamente da non sottovalutare.
Elvira, il suo talento, lo aveva da subito esibito: era stata sublime nel rendere schiavo un uomo che nella vita era nato padrone e altro ruolo mai aveva rivestito, riducendolo in catene ai suoi piedi di amante distratta, indifferente, capricciosa. Arduo, se non impossibile, è ora il compito della fata Costanza, che è quello di scalzare la strega dal cuore e dai sensi del Portoghese, essendosi inoltre impegnata a non trasgredire alle regole prestabilite in base alle quali, in questa particolare sfida, avrebbe vinto la più arguta e non la più tecnologica.
La biondina dagli occhi turchini ha valutato che non le conviene stimolare un qualsiasi confronto sia pur indiretto con Madame, da cui sicuramente ne uscirebbe perdente, perché ora che lui ha conosciuto la disperazione dell’amore non corrisposto si renderà inaccessibile a qualsiasi altra possibilità che possa comportare un rischio simile.
Nella strategia psicologica che Costanza va elaborando, Madame non deve essere oscurata ma, al contrario, fatta risplendereIl Portoghese è un guerriero senza più corazza, sà di esser nudo e vulnerabile, sà di aver ceduto la sua inalterabilità ad una donna e, ancor di più, è cosciente della visibilità del suo stato emotivo.
Ha permesso ad una femmina di violarlo, non darà a nessun’altra la possibilità di ripetere l’evento.
Ma ha pur bisogno di convincere se stesso prima ancora che il mondo, che quella riuscitissima profanazione non è stata opera di una cacciatrice raminga, un’avventuriera solitaria, una sua pari ma, piuttosto, di una donna fuori dal comune, perchè a nessun’altra sarebbe riuscita una simile impresa.
Forse una dea.
Forse una strega.
LA STRATEGIA DI COSTANZA
La biondina dagli occhi turchini aveva letto quel pensiero nascosto che la confortava sulla saggezza della strategia che andava programmando: Madame non deve essere oscurata ma, al contrario, fatta risplendere.
Se lui voleva credere, per orgoglio personale, che quello fosse amore, che lo credesse pure, lei non l’avrebbe dissuaso anzi, con forza lo avrebbe sostenuto nel suo convincimento.
Quello di cui nel caso specifico abbisognava al Portoghese, non era un sinonimo di Madame né un suo contrario, ma piuttosto una complice che lo supportasse in quella sua menzogna consolatoria, testimoniandola vera, esaltandola all’occorrenza, per trasformare il guerriero violato in un eroe straordinario e drammatico.Orgoglio ferito, virilità offesa, sentimenti calpestati…niente di tutta questa disperazione sarebbe mai trapelata dal confessionale privato di Costanza che, fedele a quella sua iniziale promessa di cogliere il suo penultimo respiro, in anticipo lo avrebbe fatto sentire assolto da tutti i futuri peccati.
UNA MINUSCOLA TRACCIA D’AMORE
Madame era riapparsa d’improvviso, e solo brevemente, il tempo necessario per gettare di nuovo nelle ambasce dell’abbandono il Portoghese. Notte travolgente in cui la bellissima signora aveva dato il meglio di sé in un lussurioso festino, appassionato e crudele, come era nel suo stile.
Quando lui all’alba s’era destato, frastornato ed eccitato, interamente pervaso dal profumo amaro di Madame, lei non c’era già più.
A ricordo della notte appena trascorsa giaceva, dimenticata sul cuscino, la mascherina nera con la quale lei aveva messo in scena la sua lussuriosa performance, mentre la sua firma d’autrice, o meglio, la marchiatura del suo possesso, si evidenziava sul corpo del Portoghese, dal torace alle parti più intime, nelle impronte delle sue unghie, simili a falci di luna scalfite sulla pelle.
J’aurai peut-être encore besoin de vous.
À bientôt
M
Lesse e rilesse più volte, con fervore esaltato, questo laconico messaggio.
Era la prima volta che Madame gli lasciava qualcosa di scritto, elargendogli la fortuna di custodirlo nelle sue mani, e di poter imparare a memoria le volute di ogni lettera, gli spazi, la punteggiatura, gli accenti, e di poterlo persino immaginare pronunciato dalla voce di lei.
Aveva fantasticato l’intera mattinata su quel breve rigo, analizzando l’ipotesi psicologica di reconditi subliminali messaggi d’amore, ecco, d’amore, una parola che una donna orgogliosa come Madame non avrebbe mai pronunciato.
J’aurai peut-être encore besoin de vous.
À bientôt
M
”Avrò ancora bisogno di voi”, aveva scritto nel biglietto, e questo faceva ben sperare dal momento che lei gli aveva confidato, durante il loro primo incontro, la facilità con cui le persone le venivano a noia.
“Avrò ancora bisogno di voi”: questa frase sembrava quasi contenere una minuscola traccia d’amore.
La mascherina nera e quel foglio di carta, finalmente decifrato nel suo giusto significato e che avrebbe gelosamente custodito come una mappa del tesoro, andarono ad arricchire il bottino del suo forziere di pirata.
CONFIDENZE E DICHIARAZIONI
Portoghese – Mi trovate ridicolo? –
Costanza – Certo che no –
Portoghese – Lei mi ha in pugno –
Costanza – Talvolta è il destino di chi è innamorato –
Portoghese – Ma lei non mi ama –
Costanza – Non serve essere in due per aver diritto all’amore –
Portoghese – E voi? –
Costanza – Io sono innamorata di voi –
Portoghese – Ma io non vi amo nello stesso modo in cui voi amate me –
Costanza – In qualunque modo mi amate a me sta bene –
Portoghese – Meritereste di più –
Costanza – Forse –
Portoghese – E di questo foglio, di questo suo scritto, cosa ne pensate? –
Costanza – Ha bisogno di voi –
Portoghese – Ma non specifica come, né quando e neppure perché –
Costanza – Ha bisogno di voi, dovrebbe bastarvi. A me sarebbe sufficiente.
Portoghese – Siete incredibile, ed io sono pazzo-
Costanza – Pazzo, ma non noioso. Per questo siete ancora il suo favorito –
Portoghese – Non ambisco ad essere il favorito, ma l’unico –
Costanza – E’ questo l’errore in cui s’incappa nelle questioni d’amore: essere il numero uno, il numero unico. Io so di non esserlo per voi, eppure son qui, cheto la vostra disperazione, vi consolo, v’induco alla positività. E’ il mio modo d’amarvi, scevro dall’amarezza di un numero primo –
Portoghese – Vi state facendo beffe di me –
Costanza – Sono assolutamente sincera –
Portoghese – Io non potrò mai amarvi come amo lei –
Costanza – Io non ve l’ho chiesto, né lo vorrei. Io non sono lei, sono altro ancora. Almeno questo riconoscetemelo –
Portoghese – Siete bellissima e state sprecando tempo con me, potreste avere legioni di spasimanti pronti per voi a qualunque follia –
Costanza – Avete ragione quando dite che ho schiere d’innamorati pronti a far follie, ma torto quando affermate che sto sprecando il mio tempo –
Portoghese – Quindi anche voi inseguite la follia?-
Costanza – La mia follia siete voi –
Portoghese – E i vostri amanti?-
Costanza – Ognuno ambisce ad essere per me il numero uno, il numero unico, allo stesso modo in cui voi aspirate ad esserlo per lei. Nulla di nuovo sotto il sole, amico mio. Come vedete siete in buona compagnia!-
Portoghese – Di nuovo vi burlate di me –
Costanza – Attento, Monsieur, quando vi compiangete diventate noioso e lei, come sappiamo, non sopporta la noia e, a dire il vero, neppure io. Ma io vi amo e sono disposta a fare un’eccezione…purché non diventi la regola. Monsieur, avete il mio permesso di amarmi anche senza amore.
LA SOLITUDINE
L’emotività è un fattore di cui siamo obbligati, in questa trama, a tenere in debito conto, perché dopo estenuanti attese anche il più fiero degli uomini s’arrende alla propria solitudine o, se è fortunato, cade nelle braccia di un’altra donna, senza chiedersi se quello che sente è necessità di un rifugio o qualcosa che somiglia, sia pur vagamente, all’arroganza di quell’amore di cui, consapevolmente, aveva accettato il giogo.
La solitudine, e l’emotività che da questa scaturisce, sono alla base della maggioranza dei rapporti che s’instaurano per scongiurare il rischio di rimanere soli e, soprattutto, per non esser risucchiati dal proprio vuoto interiore.
REFUGIUM PECCATORUM
Il Portoghese sfoglia la donna turchina, un petalo dopo l’altro, ma non è il suo nome che gli affiora alle labbra, ma quello dell’altra.
Costanza, però, non ha finto di non avere udito, anzi ha raccolto quel nome con grazia e lo ha tramutato in un bacio.
La bocca ridente e i capelli ingarbugliati, mentre l’ultimo petalo turchino cade a terra lasciandola completamente nuda.
Più sirena che madonna, piuttosto incantatrice di serpenti, ad indicare il cammino verso l’antro, il buio refugium peccatorum, spalancato tra le sue cosce.
Lo accoglie così nell’incavo delle lisce pareti della sua conchiglia, dove gli permette di esplorare, a suo piacimento, gli stretti sentieri odorosi di alga che lo accolgono umidi, e già schiusi, al suo passaggio.
Il potere del grembo di una sonna è molto più seduttivo di qualsiasi arte magica.
Ne è consapevole, Costanza, che sente dentro di lei l’amante dilatarsi e poi cedere nel parossismo dell’orgasmo, in un singulto violento che è quasi un singhiozzo, ed è il suo nome, questa volta, che lui invoca.
Non è una vittoria, lo sa bene Costanza, che l’altra ha sapientemente marcato il suo territorio, che distintamente ha percepito sul suo corpo il profumo amaro di Elvira, e ha captato, in lui, l’attimo prima dello stravolgimento orgasmico, uno struggimento latente, doloroso, come lo smarrimento remoto di un bambino che affamato s’attacca alle mammelle della nutrice, confuso di sentire un odore diverso da quello della madre.
Non è una vittoria, lo sa bene Costanza, che l’altra lo possiede fin dentro l’anima, dove lo ha marchiato con la semiluna delle sue unghie e lo domina con l’arroganza del suo predominio.
E, per la prima volta da quando è iniziata la spietata disputa, lei prova un sentimento vero, di tenerezza, verso quell’uomo irrimediabilmente perso anche per se stesso.IL SOGNO DEL PORTOGHESE
Il naufrago oltrepassava la soglia della chiesa marina diretto all’altare sovrastato da una madonnina malinconica, scolpita nell’atto di sollevare con una mano un lembo di veste, da cui s’intravedeva una caviglia scheggiata, ridipinta di un rosa troppo acceso.
Uno sfregio di crosta su un’epidermide di biscotto.
La madonnina gli sorrideva e lo invitava ad avvicinarsi al suo piedistallo.
Ma più lui s’avvicinava più andava aumentando la distanza che lo separava dall’altare, come se la breve navata acquistasse lunghezza ad ogni suo passo.
Più avanzava e più la distanza aumentava.
La madonnina era immobilizzata nella base del suo piedistallo, per di più con una caviglia ferita, quindi doveva esser lui a raggiungerla.
Allora il naufrago iniziò a correre mentre la navata si andava trasformando in una carretera insidiosa, con trappole che improvvise s’aprivano al suo passaggio, e animali feroci che sbucavano dal nulla.
Ma lui, tenace, continuava a correre nonostante la carretera terminasse in un baratro, e la madonnina, arrancata al suo piedistallo, s’involava su una nuvola di passaggio.
EPILOGO E CRITICA
E così bisognerà pur chiuderla questa storia, che doveva essere espletata in quattro capitoli ed invece ne sono occorsi ben dodici. L’argomento mi ha sedotta, soprattutto il lato psicologico, che più di questo si tratta che di tema di sesso. Seppur il titolo, scaltramente ammiccante, può aver tratto in inganno. Ma ecco, ora davvero siamo giunti a quel punto finale che conclude i patimenti in reiterato dolore o in letizia finale.
Per chi il castigo e per chi l’assoluzione, e per chi, in mancanza di prove testimoniali, il non luogo a procedere.
Perché è questo, alla fine, il difficile compito dello scrittore, trovare un finale in cui tutto armoniosamente converga.
Ad ogni modo è saggio ricordare che anche gli autori sono soggetti alla partigianeria, l’importante è conservarne la consapevolezza quel tanto che basta per non inquinare la storia.
QUASI TUTTE LE STORIE INIZIANO DALLA FINE
Costanza s’affacciò nel sogno inquieto del Portoghese, lo vide correre lungo la carretera che sprofondava nel baratro, appena in tempo per ghermirlo, con i pallidi artigli dell’aquila, e collocarlo su una nube limitrofa a quella dove transitava, sospinta dagli alisei, la madonnina dalla caviglia ferita.
Il turchino dell’orizzonte si andava tingendo di viola, per poi incupirsi di nero, via via che le due nubi gemelle s’allontanavano col loro carico pesante di virtù e di struggimento.
Nell’istante parallelo, il Portoghese, si mosse nel letto al suo fianco, obliato dall’amnesico profumo di loto del suo ventre, mormorò il suo nome prima di riaddormentarsi e sognare di star risalendo la parete di un burrone aggrappato ad una lunga treccia bionda. Quando poi era emerso in superficie lei lo aveva accolto con naturalezza, nel suo ventre, senza altra magia se non quella dell’amore.LA PITONESSA
Quella sera, Madame, lo aveva atteso invano al solito bistrot.
S’era arrabbiata nel modo in cui solo una strega può fare, dopo aver scoperto che Costanza era contravvenuta alle regole pattuite, usando la magia per entrare nel tumultuoso sogno del Portoghese, e trarlo in salvo.
Quest’inganno, questo oltraggio estremo ai regolamenti della disputa sarebbe costato, alla sua rivale, l’ostracismo ed il disonore, ma lei…lei aveva comunque perso.
Non c’era più in campo la bravura, la genialità della strategia, ma l’orgoglio della donna abiurata, il suo nome dimenticato, non per difetto d’amore, ma per via di un’astuzia, di quell’inganno con cui l’altra glielo aveva portato via usando la magia laddove ne era stato stabilito il divieto.
Madame s’era arrabbiata nel modo in cui solo una dea può fare, urlando nel suo mondo ed in quelli limitrofi, la sua giusta ira, con rimbombo di tuono che deflagra in fulmine e sommuove le acque, terremoto di terra e di mare, eclissi e capovolgimenti termici, l’antartide ardente come un deserto, ghiaccioli sulle gobbe dei cammelli, e Parigi..le merveilleux Paris, ridotta all’occhio cieco di un ciclope, oscurata, buia, ristretta alle dimensioni di un bistrot dove una sparuta, ed alquanto impaurita, rappresentanza della fauna umana, composta per lo più da sartine, commessi, studenti della prospiciente Académie Des Beaux-Arts, un gruppetto di militari in libera uscita, una coppia adultera, si era rifugiata al suo interno senza immaginare di cacciarsi nelle spire mortali di una pitonessa.
Che questa era la spettacolare immagine che Madame esibiva di se stessa: una pitonessa raggomitolata nelle sue spire e costretta a partorire, con dolori uterini ed in pubblico, la colomba dalle ali tarpate che testé aveva appena digerito come cena.
E così, quella notte, l’incolpevole Parigi fu in balia delle sue doglie, ostaggio circoscritto nella esigua planimetria del bistrot. Perfino gli atei, quella notte, auspicarono l’avvento miracolistico dell’Arcangelo Michele, il guerriero redento, colui che schiaccia la testa al drago, così da salvare gli ostaggi dall’ira apocalittica della strega tradita.
QUANDO LA MATEMATICA CONFLUISCE NELLA METAFISICA
La matematica, ci è stato in questa storia ampiamente dimostrato, che non ha come scopo primario solo la risoluzione di complicati teoremi e la loro applicazione nei campi ad essa ascrivibili (quantità, spazio, strutture e calcoli) ma questa disciplina è estendibile all’intera metafisica dell’universo.
E’ stata la matematica, e non la filosofia, a rivelarci la realtà dei molteplici universi paralleli:
quelli scientifici dei numeri, delle statistiche, delle equazioni. Della logica, quelli sotterranei dei sentimenti, degli amori, delle collere, dei tradimenti. Delle passioni
quelli irraggiungibili, delle streghe e delle fate.
…e quelli insondabili, dei naufraghi dall’amore obliati.
SOPRA LA SUPERFICIE DELLA CROSTA TERRESTRE
Il Portoghese destato era rimasto a contemplare la bellissima Costanza che ancora dormiva, lo splendido viso incorniciato dall’aureola diafana dei capelli, e una sua mano, ferma nel gesto di una carezza, posata sul petto di lui. Il Portoghese aveva sorriso al ricordo della notte appena trascorsa, a quel loro rincorrersi, perdersi e ritrovarsi, nei voluttuosi amplessi che l’avevano costellata, eppure…
…eppure in tutta quella luce aleggiava, in una zona del suo io più recondito, uno spazio vuoto, irrisolto. Come un ricordo malamente cancellato, che premeva per tornare alla memoria.
Il bisogno istantaneo di una sigaretta lo aveva indotto ad alzarsi, facendo attenzione a non destare la sua meravigliosa amante immersa nella soavità del sonno. Istintivamente aveva allungato la mano a cercare il portasigarette d’argento e le sue dita avevano trovato, invece, un foglietto su cui era scritto:
J’aurai peut-être encore besoin de vous.
À bientôt
M
Non avrebbe saputo spiegare perché quel breve messaggio, di cui nulla ricordava del mittente e neppure perché fosse finito sul suo tavolino, aveva suscitato in lui una sensazione così intima e profonda, di gioia dolorosa, di primitiva esaltazione, di sublime eccitazione.
Istintivamente predisponendosi all’attesa, mentre fuori la notte ardeva dell’incandescenza di miliardi di stelle che andavano illuminando il cielo come fosse mattino.