«Traffico, sempre traffico!»
Annarella entra in casa trafelata, stasera ci teneva ad arrivare puntuale e invece di nuovo la stessa storia.
«Mannaggia la miseria, devo cambiarmi di corsa.»
Butta un’occhiata all’orologio a pendolo e si precipita in camera sua.
Tira fuori dall’armadio la gonna nera, il maglioncino grigio a collo alto che le tiene caldo, le calze, quelle di pizzo nere.
Si cambia di corsa e parte alla ricerca degli stivali: uno nello sgabuzzino, l’altro sotto il letto.
«Uffa, è sempre così con le festività di Natale. Il traffico di Roma raddoppia, triplica anzi quadruplica!»
Borbottando toglie il telo che ricopre completamente un grande specchio ovale che si trova nell’angolo tra l’armadio e la finestra. Si specchia con aria critica. Prende il beauty case e inizia a truccarsi.
«Mica voglio sfigurare.»
Il risultato la soddisfa. Raccoglie dalla poltrona un grande scialle di lana nera ricamato con fiori e farfalle colorati, se lo butta sulle spalle e si rimira ancora soddisfatta.
«Senza lo scialle non si può proprio.»
Poi chiude gli occhi, trae un profondo respiro e con la mano destra tocca lo specchio che inizia a ondeggiare.
Riapre gli occhi e con passo deciso entra nella superfice che la ritrae.
Si ritrova in un vasto salone illuminato, qui un centinaio di bianche candele, sparse per ogni dove, effondono una luce calda e tremula. Al centro della parete di fronte un enorme camino ospita un bel fuoco che scoppietta. Nell’aria profumo di legna bruciata e di buona cucina.
Una ventina di piccoli gnomi vestiti di verde si danno da fare per apparecchiare una lunga tavola, dove fa bella mostra di sé una candida tovaglia ricamata di stelle dorate.
Uno di loro grida: «Eccola, è arrivata!»
Dalla stanza accanto un’orda di donne vociante la raggiunge e la circonda. Donne di tutte le età elegantemente vestite e truccate di tutto punto, in un turbinio di baci e abbracci.
«Annarè, sei sempre l’ultima!»
«Che te possino, se stavamo a preoccupà.»
«Che ce voi fa fa tardi?»
«Ho trovato traffico, il Raccordo poi è completamente bloccato.»
«Ao’ Nina, questa nun s’è ancora imparata a volà!»
«Forza Paolè, famo sto brindisi e annamo sennò qui ce se fredda la cena.»
«Amalia ha portato la “romanella” che se scallamo le ossa prima de partì.»
Così dopo una bella bevuta, con tanto di brindisi per le festività natalizie, le donne, più allegrotte di prima, sciamano vociando nella stanza a fianco dove però a guardarsi intorno passa un po’ a tutte l’allegria.
Accatastate addosso ad una parete una sfilza di scope di saggina e nel centro della sala una enormità di sacchi di juta chiusi da fiocchi colorati.
Le donne si guardano intorno e Annarella, con aria delusa, è la prima a commentare la scena:
«Accidenti, i sacchi sono mezzi vuoti! Che tristezza…»
«Hai ragione, purtroppo ogni anno è peggio, so’ sempre de meno i ragazzini che ce scrivono.»
«Manco a prendersela co’ quer poraccio… quello, Babbo Natale, fa sortanto er dovere suo.»
«Si però sarà pure la crisi…»
«E sarà pure che ormai sti regazzini preferiscono scrive a quello lì… coso…»
«Amazon! Ce mancava pure Amazon a facce la concorrenza!»
«Poi ‘sti genitori de oggi nun li incoraggiano proprio… povere tradizioni romane…»
«Sarà che c’hanno sempre descritto come delle vecchie bruttone.»
Una di loro, con ancora il bicchiere in mano inscena un saltarello cantando:
«La Befana vien di notte – con le scarpe tutte rotte – con le toppe alla sottana -Viva, Viva La Befana!»
L’allegria ritorna tra le donne che una ad una scelgono un sacco e se lo caricano sulle spalle.
Annarella apre la finestra e respira forte l’aria fresca. In cielo splende una luna da incanto che illumina quella magica notte.
«Vabbè regà, damose da fa. Co’ ‘ste poche consegne tra un paio d’ore se ritrovamo qui a cena.»
«In cucina stanno a preparà l’abbacchio alla scottadito!»
«Booono!»
«Certo io preferivo volà tutta la notte e poi fa la colazione … come ‘na vorta.»
«Nun se rattristamo ragazze, tutte alle scope, forza!»
«Ma sì, poteva annà peggio, poteva piove!»
«Buon volo befane belle, la notte è nostra!»