Vicino l’aia
tornavano rondini.
Capelli neri
Select Page
Posted by Roberto Petracca | 2 Giu 2020 | Haiku e aforismi | 0 |
Nell'inventare storie scrivo senza aver prima costruito un abbozzo di trama. Mi servo di uno spunto iniziale che scelgo a caso prendendolo dai mille spunti che ogni giorno abbiamo: una foto, un flash di memoria, una persona, un fiore, un cagnolino, una canzone, una qualsiasi emozione. Ecco, scrivo una frase suggerita da una emozione e da lì, come per incanto, si sviluppa un racconto. Il preciso meccanismo attraverso il quale la cosa accade è per me un mistero ma una vaga idea ce l'ho: spicco un volo, entro e mi perdo in un labirinto tridimensionale, trovo casualmente uno spezzone di filo, lo raccolgo e continuo a vagare, ne trovo un altro, lo lego al precedente e continuo a volare così finché il filo non diventa abbastanza lungo da permettermi di uscire dal labirinto. Rimettendo i piedi per terra mi ritrovo con un racconto scritto e mi dico che ho sognato. Mia moglie si incazza perché non rispondo al telefono e dimentico di pagare le bollette. A volte rimango a mezz'aria nel labirinto e casco giù di colpo. Fine del sogno. Altre volte va meglio e conduco invece il sogno a termine guidato chissà da quale celeste mistero. La trovo una cosa stimolante. Ed è per questo che scrivo? Sì, ma non solo. Ogni spezzone di filo che trovo altro non è che un frammento del mio vissuto, e volando nel labirinto altro non faccio se non scavare nella mia anima scoprendo così delle cose che credevo dimenticate. Per natura mi ritengo povero di parole, di pensiero e di vissuto ma scrivendo mi conforta scoprire che così non è, scrivendo scopro che di roba dentro ne ho ed ogni volta la cosa mi sorprende, mi consola e mi conforta. In sintesi: scrivere è per me divertente, confortevole e bello. Per il resto, oggi è il tre di ottobre del 2020, ho 67 anni, ho i capelli bianchi, ho moglie e figli, ho una laurea in biologia, ho un passato da ricercatore nel settore dei vaccini e delle biotecnologie, ho pubblicato decine di robe tra le quali una sessantina di articoli scientifici su riviste internazionali ed attraverso il mio lavoro ho conosciuto gente di ogni nazionalità ed ho girato un pochettino il mondo. Ho lavorato essenzialmente divertendomi per decenni, nel senso che ho fatto il lavoro che mi piaceva fare, ma per decenni ho ecceduto; ho lavorato giorno e notte trascurando il resto ed ora ho una specie di rigetto. Ora cerco di evadere e, chissà? La scrittura è forse la forma di evasione che prediligo. RP 03/10/2020
Un attimo di consapevolezza - di Andrea Grieco
A volte mi chiedo:
come ha fatto la nostra generazione
a sopravvivere ai cibi
contenenti lattosio?
Come siamo potuti crescere
senza omogenizzati, integratori,
ormoni e multivitaminici?
Come siamo vissuti
senza Coca zero, Red Bull,
aperitivi e long drink,
se aspettavamo la domenica
per bere l’acqua gasata
con polverine disciolte?
Come abbiamo superato
gli inverni rigidi
col panino nella cartella,
senza le merendine, la nutella
e gli immunostimolanti?
Come ci siamo accontentati
della merenda del pomeriggio
fatta di pane, burro e zucchero,
senza ricorrere ai centrifugati
di frutta e verdura?
Come abbiamo superato
le sere d’estate
con una fetta di anguria per strada,
senza la baldoria degli happy hour?
Come abbiamo sopportato
la punizione di un professore,
e abbracciato incontrandolo
dopo tanti anni,
senza aggredirlo
con l’approvazione dei genitori?
Come abbiamo potuto
corteggiare la compagna di banco
senza epilazione sul petto,
e un fisico da bodybuilding?
Come abbiamo potuto
fare a meno del personal trainer,
avendo giocato solo a calcetto
sui terreni sterrati,
mentre il compagno più sfigato
faceva da arbitro?
Come siamo sopravvissuti
alle ginocchia sbucciate
e disinfettate con la sola saliva,
senza ricorrere ad antibiotici
antisettici e medicazioni?
Come siamo riusciti
ad incontrarci con la ragazza
se non esisteva il cellulare
e gli unici sms
erano un bigliettino nel diario
e un bacio rischiato?
Come accettava di uscire con noi,
se andavamo a prenderla a piedi
sapendo che volevamo
regalarle le ali?
Come abbiamo potuto
scrivere poesie
e comporre canzoni
senza l’uso del computer?
Come siamo riusciti
ad aspettare un tempo infinito
per dare il primo bacio,
se ora è l’ultimo ad arrivare
dopo un amplesso?
Eppure,
la nostra generazione
che non faceva l’alba,
ha saputo sognare.
Perché il cibo più sano
che l’ha nutrita,
era la speranza.
(trovata in giro per internet)
... Vedi altroVedi meno
0 CommentiComment on Facebook
Questo contenuto non è al momento disponibile ... Vedi altroVedi meno
Questo contenuto non è al momento disponibile
In questi casi, generalmente significa che il proprietario ha condiviso il contenuto solo con un gruppo ristretto di persone, ha modificato chi può vederlo oppure lo ha eliminato.0 CommentiComment on Facebook
0 CommentiComment on Facebook