L’orsetto Benny aveva fatto compagnia per tanti anni al piccolo Stefano. Tutte le notti stavano abbracciati sotto le coperte, il bambino si sentiva protetto e dormiva sonni tranquilli.
Col passare degli anni però, Stefano non sentì più la necessità ditenerlo vicino, quindi lo relegò sullo scaffale della scrivania, insieme ad altri giochi passati ormai di moda. Benny ne soffrì un po’, però era contento lo stesso, gli bastava vedere Stefano la sera rientrare in cameretta e coricarsi tranquillo.
Come vola il tempo! Stefano è diventato un uomo, si è sposato ed ha cambiato casa. Ha raccolto tutte le sue cose in uno scatolone e lo ha chiuso col nastro adesivo. Per ultimo ha preso l’orsetto Benny e lo ha infilato in una piccola valigia, portandolo così nella nuova casa e lasciandolo in cantina. Sentendosi abbandonato, l’orsetto comincia a piangere, a chiamare Stefano, cerca un apertura in quel luogo piccolo e angusto dove è rinchiuso… Niente da fare. Nessuno sente la sua vocina implorante.
Ma un giorno… accadde qualcosa di straordinario. Qualcuno lo chiamò:
“Benny”.
“Sono qui” rispose speranzoso. “Chi mi chiama?”
“Il mago Ursus, sono venuto a liberarti, c’è una bella sorpresa per te”.
“Davvero? Ma non riesco ad aprire, come faccio?”
“Abbi fede!”
Come per incanto la valigetta con un “clack” si aprì. Benny sollevò la testolina, si sgranchì le zampette anchilosate e si mise a cavalcioni della valigia.
“Sono libero?”
“Certo” – rispose il mago. E finalmente Benny lo vide; Era un giovane così bello, con un abito nero, la tuba in testa, gli occhi scurissimi, bistrati, avevano uno sguardo penetrante e dolce allo stesso tempo.
“Grazie Ursus per avermi liberato, avevo tanta paura lì dentro al buio”.
Il mago gli fece una carezza è svanì nel nulla, in una nuvola di fumo. Proprio in quell’istante la porta della cantina si aprì; ed ecco apparire Stefano, sorridente, anzi, raggiante. Andò dritto verso la valigetta e si stupì nel vederla già aperta.
“Ma… come hai fatto a uscire? Mah, devo averla chiusa male”.
Prende Benny con delicatezza e lo porta in casa, lo mostra alla moglie, una ragazza bionda, tanto carina, che sorridendo, lo porta in bagno, gli fa un bel bagnetto, lo asciuga ben bene, gli mette un nastrino colorato intorno al collo e tutto pulito e profumato lo conduce in una camera con le pareti rosa, un lettino anch’esso rosa, con cuscini morbidi e lenzuolini coi pupazzetti stampati.
Adagiato nel lettino, un fagottino rosa, una deliziosa bimbetta, che agita le manine come per salutarlo.
“Ecco Benny” – mormora Stefano – “Questa è mia figlia Aurora. Le farai compagnia come ne hai fatta a me per tanti anni”. E lo depone a fianco della bimba.
Benny è felice adesso e lo sarà per molti anni ancora. Ogni sera mentre guarda la piccina che dorme beata, chiude gli occhi e sussurra: “Grazie Ursus”.